In un Paese che soffre di mafia e corruzione, non ci sono strumenti adatti a far funzionare la Commissione Antimafia. La dichiarazione di Rosy Bindi è clamorosa, ma finisce relegata in poche righe sui giornali. La situazione è incredibile: chi dovrebbe analizzare i candidati per intercettare quelli incompatibili per la legge Severino non ha un casellario nazionale da consultare ed è costretto a lavorare con tempi del tutto insufficienti. Morale: il controllo rimane teorico (10 Comuni su circa 1000) perché la lobby trasversale del malaffare buca le gomme alla Commissione.