Nell’edizione 2017 de L’Anello debole il riconoscimento della Comunità di Capodarco a due opere “Baby boss,il far west di Napoli” e “Il nostro Rigopiano”, per la qualità e il valore del messaggio. Michela Suglia (Ansa), Giulio Golia, volto molto noto de Le Iene, e Francesca Di Stefano hanno ritirato il premio
CAPODARCO – Nell’edizione 2017 del premio L’Anello debole, assegnato ieri sera, 24 giugno, nella penultima serata del Capodarco L’Altro Festival, una novità: per la prima volta la Comunità di Capodarco ha voluto attribuire un premio speciale, che è andato a due opere, scelte per la qualità e il valore del loro messaggio, tra le 57 opere in concorso nella sezione cortometraggi della realtà e le 187 arrivate complessivamente al festival. A consegnare il premio accanto a Andrea Pellizzari, direttore del premio e al giornalista Rai Giovanni Anversa, don Vinicio Albanesi presidente della Comunità di Capodarco.
Il riconoscimento è stato assegnato a “ Baby boss,il far west di Napoli” trasmessa da Le Iene (Italia 1), che racconta la nuova guerra di guerra di camorra a Napoli. I protagonisti sono ragazzi poco più che ventenni che si contendono le piazze di spaccio usando come manovalanza ragazzini ancora più giovani. A ritirare il premio gli autori Francesca Di Stefano e Giulio Golia, volto molto noto del programma, che nel servizio intervista i giovani membri di una “paranza” di Scampia. Golia ha parlato delle emozioni vissute durante le registrazioni e di alcuni momenti particolarmente difficili, di un lavoro durato sei mesi. “E’ stato difficile incontrare questo ragazzi – ha detto Di Stefano – che sono stati molto diffidenti, anche dopo che li abbiamo intervistati. Anche se loro non fanno ancora parte – spero – di una ‘paranza’, vorrebbero farne parte, che è la parte più inquetante dell’intervista. Ma in alcuni quartieri di Napoli è l’unica cosa da fare”. Golia ha lanciato un messaggio, condiviso e raccolto da don Albanesi, sull’importanza di lavorare per offrire a chi vive in contesti difficili, strumenti che consentano di operare scelte diverse e cambiare la propria vita. Un impegno che non può essere lasciato alle attività, pur indispensabili delle associazioni, ma è fatto di opportunità concrete. A partire dal lavoro. “I ragazzi hanno voglia di cambiare – ha detto Golia – anche quelli delle periferie. Se gli diamo la possibilità i ragazzi cambiano”.
Premio anche a “Il nostro Rigopiano” dalla giornalista Ansa Michela Suglia, opera autoprodotta e inedita, versione più ampia del corto pubblicato sul sito dell’Ansa a febbraio, un mese dopo la valanga che ha travolto e sepolto l’hotel sul Gran Sasso, provocando 29 morti. Realizzato con le immagini di allora, racconta il punto di vista dei soccorritori e le emozioni provate nel recuperare dalle macerie 9 persone. Dai due cantonieri che guidavano la turbina dell’Anas che ha aperto la strada ai soccorsi lavorando tutta la notte, a Teresa, unico vigile del fuoco donna della squadra fino a Fabrizio, primo pompiere ad abbracciare i bambini bloccati nella sala biliardo. “L’abbiamo scelto perché riguardava la nostra popolazione, le nostre terre – ha detto don Vinicio Albanesi, consegnando il premio -. E poi perché in genere parliamo male delle cose che non funzionano, ma qui abbiamo visto una catena fatta da Vigili del fuoco, Carabinieri, Guardia di finanza che hanno salvato le persone e questa è un’immagine bella di cui siamo orgogliosi. In questo video ci sono immagini veramente eccezionali perché sono autentiche, oltre che tecnicamente presentate bene”
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