BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Assemblea nazionale per la democrazia e l’uguaglianza. In tanti hanno risposto a Falcone e Montanari per costruire un orizzonte alla Sinistra

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Di Pino Salerno

La sintesi dell’intensa giornata del teatro Brancaccio a Roma, dove più di duemila persone hanno risposto presente all’appello lanciato da Tomaso Montanari, vicepresidente di Libertà e Giustizia, e Anna Falcone, vicepresidente del Comitato per il No al referendum, mentre 40 mila persone erano collegate in streaming, per la prima assemblea nazionale per la democrazia e l’uguaglianza, l’ha fornita il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Al termine della maratona di circa sei ore di interventi, Fratoianni ha postato il suo commento: “E’ stata una meravigliosa assemblea per dire che in questo Paese c’è bisogno di cambiare. Di cambiare quelle politiche che hanno aumentato povertà, marginalità, precarietà. Perchè non è possibile continuare a tollerare i livelli di diseguaglianza che ci sono”. Inoltre, ha proseguito Fratoianni, è stata “un’occasione per dire che una Sinistra ha senso se è in grado di indicare una proposta concreta, e soprattutto se è in grado di ricostruire credibilità. Tanto per dirla in italiano: nessuno può pensare il giorno dopo le elezioni di allearsi con chi dal proprio punto di vista rivendica il JobAct, lo sbloccaItalia, la Buona Scuola. C’è bisogno oggi in questo Paese di una Sinistra e di una sua proposta politica – ha concluso Fratoianni – che riparta dai contenuti, che abbia il coraggio di osare il cambiamento, che abbia il coraggio della chiarezza e della nettezza, e che abbia anche il coraggio della coerenza tra le parole e i fatti. Oggi partiamo”, ha concluso. Al di là di un episodio isolato di intolleranza, il clima che si respirava all’interno del teatro, e fuori, dove tanta gente seguiva i lavori, era esattamente quello: l’inizio di una stagione che possa vedere la sinistra protagonista del cambiamento, con parole d’ordine, idee e progetti chiari per il futuro.

Tomaso Montanari: “pensiamo che il Pd faccia parte della destra, non sempre moderata, con cui ogni alleanza è impossibile”

L’assemblea nazionale era stata aperta dall’introduzione di Tomaso Montanari, che ha voluto esser chiaro fin dall’inizio: “Vogliamo rompere con la sinistra alla Tony Blair che fa il lavoro della destra. Noi puntiamo a costruire una grande coalizione civica di sinistra. Vogliamo federare queste liste civiche, i partiti e le forze che si riunite in difesa della Costituzione. Pensiamo che ormai il Pd faccia parte della destra. Una destra non sempre moderata e con cui ogni alleanza è impossibile, ogni listone è impossibile. Chi partecipa alla formazione di questa federazione di sinistra non avrà niente a che fare con il Pd”. Fissa per l’autunno una nuova grande assemblea nazionale delle sinistre, in cui saranno decisi nome, progetto, simbolo, e criteri per stabilire le candidature che saranno collegio per collegio. “Vogliamo formare una grande lista nazionale di sinistra, ma perché vada in porto dovremo essere centinaia di migliaia in autunno, serve una sinistra a due cifre o avremo fallito. E colgo l’occasione per dire che io non mi voglio candidare a nulla”, promette il docente fiorentino. Inoltre, ha aggiunto Montanari, “negli ultimi 20 anni la sinistra ha scambiato i fini con i mezzi. Il colpo all’equità fiscale è stato dato con l’Ulivo, altri danni sono cominciati con Bassanini, la distruzione della scuola, fino allo sblocca Italia con Renzi e Gentiloni”. Montanari ha spiegato di aver invitato anche Giuliano Pisapia, ma lui ha risposto che “non ci sono le condizioni”. “Non ci è sembrato un buon inizio, ma ha il pregio della realtà. Il nostro obiettivo finale resta una sola lista a sinistra. Aspettiamo il primo luglio una risposta chiara sulle cose: io voglio sapere cosa pensa Giuliano Pisapia sul Jobs Act e sulla Buona scuola, perché non l’ho ancora capito”. Liquidato così Giuliano Pisapia, lo storico dell’arte ha voluto costruire il processo di formazione unitaria: “C’è chi teme che i partiti controllino questo processo e questo rischio esiste, ma l’esito di questo processo, dipende da quanti saremo e da quanto determinati saremo. Vogliamo costruire una vera azione popolare, come direbbe Salvatore Settis, ma ci riusciremo solo se la partecipazione senza tessere sarà così ampia da superare di molte volte quella degli iscritti ai partiti. Perché questa lista di cittadinanza la vogliamo costruire tutti insieme: in una politica che si basa sul machismo e il marketing del nulla, noi diciamo al Paese, siamo poveri, siamo piccoli, siamo a mani nude, siamo pieni di limiti, faremo un sacco di errori, ma vogliamo mettere insieme tutte queste nostre debolezze, perché sappiamo che Davide può rovesciare Golia come è successo il 4 dicembre” ha arringato Montanari, che poi ha continuato così: “In una sinistra gremita da un leader senza popolo, noi siamo un popolo che non cerca un leader, ma partecipazione e condivisione. Dobbiamo avere un luogo per decidere tutti insieme: dal basso, ma in modo efficace e trasparente. In pratica dobbiamo avviare da domani un percorso sul territorio con assemblee che consentano il censimento e la raccolta delle idee e delle energie disponibili”. Si tratta, in fondo, di un vero e proprio processo costituente.

Fratoianni: “l’unità è un valore e un obiettivo, ma nella chiarezza”

Nel suo intervento dal palco, il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha voluto ribadire che “io considero l’unità un valore e un obiettivo perché ce la chiedono ma a me chiedono unità con la chiarezza: l’unità non può sacrificare la credibilità”. Per quanto riguarda gli scenari futuri, Fratoianni ha chiesto di stringere “un patto: proviamo a dire che la finiamo con le formule astratte, una discussione che non parla più alla vita delle persone”: oltre a interventi sul fronte fiscale e su quello del welfare, il leader di Sinistra Italiana ha parlato del mondo del lavoro e sui tempi: “Si dice che in Italia si lavori poco, ma non è vero: con una media di 1800 ore all’anno, lavoriamo di più. E quindi è venuto il momento di ridurre il tempo di lavoro”, è la proposta accolta da un grande applauso della platea.

L’incidente prima e durante l’intervento di Miguel Gotor, senatore di Articolo1-Mdp

Vivace contestazione a Miguel Gotor: non appena il senatore di Mdp sale sul palco, dalla platea si leva la voce di alcuni contestatori. Pochissimi ma veementi: “Vergogna, traditore”, gridano contro di lui. Il discorso va avanti, gli applausi sono molti più dei fischi. Finché una ragazza irrompe sul palco e lo interrompe in aperta contestazione. La platea difende Gotor e grida “fuori, fuori” all’indirizzo della ragazza. I contestatori del senatore ritmano a loro volta “fuori, fuori” all’indirizzo dell’esponente Mdp. Per qualche secondo il coro è involontariamente unitario. Le proteste vengono censurate da Anna Falcone e Tomaso Montanari, che spiegano di aver invitato Mdp e di voler ascoltare il senatore. E infatti, Miguel Gotor riprende il suo intervento sostenendo che “il dissenso e la protesta fanno parte della vita politica. Noi dobbiamo lavorare per l’unità della sinistra, che deve partire non dai nomi, ma dai programmi”. Inoltre, ha detto ancora Gotor, “E’ bello sentirsi a casa. Dobbiamo evitare per primi atteggiamenti autosufficienti, settari, puristi, che hanno condannato sempre la sinistra alla subalternità. Nessuno ha diritto di porre veti e io mi sento a casa anche di fronte a chi protesta. Serve rispetto io vi propongo di non sciupare questo fiore”. Infine, ha voluto sottolineare Gotor, “io sono qui oggi e sono stato qui qualche settimana fa all’iniziativa di Pisapia e ho invitato questa platea ad essere presente l’1 luglio a Roma. Ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide. Dobbiamo lavorare con coraggio e forza, proponendo un programma che affronti temi cruciali come il lavoro, la riduzione delle diseguaglianze, a favore della scuola pubblica”.

Civati: “se Pisapia si unisce bene, se va con Renzi non lo trattengo”

Pippo Civati, leader di Possibile, a sua volte ha chiesto: “Un Alessandro Di Battista ventenne, si iscriverebbe oggi a un Movimento 5 Stelle xenofobo? Oppure un Gianni Cuperlo giovane andrebbe nel Pd di Renzi? Quello che voglio dire è che c’è un’enorme fetta di elettorato a cui possiamo riferirci”. Sul rapporto con Pisapia e l’appuntamento del primo luglio, Civati ha detto: “Io mi riconosco in questa piazza ma ci sono anche altre piazze, altri teatri”. “Quello di oggi – sottolinea – è un evento molto positivo, un contributo molto utile che può essere messo a disposizione di un soggetto che cerca di allargarsi. Non bastiamo a noi stessi”. A chi gli chiede dei rapporti con Pisapia, Civati replica: “Noi dobbiamo essere quelli che fanno delle domande, non che sbattono porte in faccia”. Comunque, aggiunge: “Se Pisapia si unisce bene, se va con Renzi non lo trattengo”.

La conclusione affidata ad Anna Falcone: “vogliamo una sinistra felice, una cittadinanza felice”

Nella sua conclusione dell’assemblea nazionale, Anna Falcone ha detto: “noi vogliamo una sinistra felice, una cittadinanza felice, noi vogliamo rivendicare una cosa che non è scritta nella Costituzione, ma è scritta nel nostro dna di persone libere: vogliamo rivendicare un alto livello di tutela dei diritti e il diritto alla felicità”. L’avvocata leader da sinistra dei comitati per il No al referendum ha poi proseguito così: “Prendiamoci tutti un pezzo di responsabilità sulle spalle e facciamo che questo sia il percorso di tutti, perché oggi siamo davvero insieme. Siamo tante esperienze civiche, associazioni, comitati e quei partiti e movimenti politici che vogliono mettersi al servizio di un obiettivo più grande della somma di tutti noi e più ambizioso delle nostre singole identità. Da domani inizia un cammino difficile, ma altrettanto affascinante e pieno di senso e significato, perché non c’è nulla di più bello che prendersi per mano per tornare a decidere del nostro futuro. La politica è bella quando è fatta con il cuore e non solo con la testa, che ci serve e deve essere anche molto lucida. Mi sono emozionata perché ho visto che oggi ci batteva il cuore: e quando la politica fa battere il cuore allora sappiamo che siamo sulla strada giusta”.

Da jobsnews


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