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Sanzione disciplinare a Sallusti per “Bestie islamiche”

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Il direttore de Il Giornale è stato sanzionato con un avvertimento per il titolo pubblicato dopo la strage di Dacca. Il Consiglio disciplinare: l’informazione non dovrebbe fomentare l’odio

Alessandro Sallusti è stato sanzionato con un avvertimento dal consiglio di disciplina territoriale della Lombardia per il titolo “Bestie islamiche”, apparso sulla prima pagina de Il Giornale il 3 luglio 2016, in seguito all’attentato di Dacca.

Compito dell’informazione non dovrebbe essere quello di fomentare l’odio quanto piuttosto di fare cronaca e opinione cercando di rispettare le diverse posizioni e abituare alla tolleranza” è quanto ha scritto il collegio di disciplina della Lombardia motivando la decisione, che arriva in risposta all’esposto presentato da Associazione Carta di Roma insieme ad Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione.

Nell’esposto si rilevava “una vietata discriminazione fondata sul dato della religione”. “Infatti” si scriveva “il messaggio che viene trasmesso al lettore (e che questi ne ha tratto da quel titolo) è che chi appartiene o professa la religione musulmana è un ‘soggetto inferiore’ (tale è una delle tante accezioni del termine ‘bestie’) rispetto ad altri; nonché un soggetto di cui avere disprezzo (il termine ha infatti un significato chiaramente dispregiativo)”. In particolare l’esposto poneva l’accento sulla violazione dei principi di tutela della personalità altrui, di lealtà e di buone fede (art. 1 “Testo Unico dei doveri del giornalista”), di rispetto dei diritti fondamentali delle persone (art. 2 lett. b “Testo Unico”); di non discriminazione per motivi religiosi (art. 4 “Testo Unico”)”.

Quando è stato ascoltato dal collegio disciplinare, il direttore de Il Giornale, come riporta nella lettera di notifica il consiglio stesso, “è andato subito al sodo affermando di non aver voluto lasciare intendere che ‘tutti gli islamici o i musulmani fossero delle bestie, ma che il termine, oggettivamente offensivo, fosse riferito esclusivamente ai fanatici attentatori che si erano comportati da sadici crudeli ‘sono loro che dicono di aver agito in nome di Allah‘, ha spiegato il direttore che ha rivendicato la sua libertà di opinione, citando una sterminata attività giornalistica e saggistica che individua in una interpretazione molto particolare del Testo Sacro dell’Islam l’origine del terrorismo jihadista”. E aggiunge il consiglio disciplinare: “ha ribadito più volte il direttore: ‘Il corano si presta ad essere interpretato in maniera da diventare violento e intollerante, soprattutto quando è letto e interpretato da menti particolari…’. Poi ha giustificato il ricorso al termine; bestie che ben connota il comportamento dei massacratori in Bangladesh. E non – ha ribadito – a tutti quelli che professano la religione islamica”.

Il collegio lombardo ha ritenuto comunque opportuno comminare a Sallusti la sanzione dell’avvertimento, così spiegata:

Questo Collegio ritiene che il direttore debba avere sempre presente (come recita l’art 9 del codice deontologico sul trattamento dei dati personali) che “nell’esercitare il diritto-dovere di cronaca il giornalista è tenuto a rispettare il diritto della persona a non essere discriminato per razza, religione, opinioni politiche …”. Inoltre secondo questo Collegio il direttore deve rispettare (Cassazione sentenza 5259 del 1984, 18 ottobre) la continenza formale e l’esposizione civile, “forma civile dell’esposizione dei fatti e della loro valutazione cioè non eccedente rispetto allo scopo informativo da conseguire, improntata a serena obiettività almeno nel senso di escludere il preconcetto intento denigratorio e comunque in ogni caso rispettosa di quel minimo di dignità di cui ha sempre diritto la più riprorevole delle persone”. Questo Collegio ritiene che – pur esercitando legittimamente il suo diritto di scrivere la sua opinione – un direttore di giornale dovrebbe anche prevedere che un titolo particolarmente “forte”o un articolo dai contenuti facilmente equivocabili non renda un servizio alla chiarezza e alla pacificazione degli animi, soprattutto in momenti storici delicatissimi. Compito dell’informazione secondo questo Collegio – non dovrebbe essere quello di fomentare l’odio quanto piuttosto di fare cronaca e opinione cercando di rispettare le diverse posizioni e abituare alla tolleranza.

Da cartadiroma


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