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Prodi batte un colpo

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Prodi batte un colpo. E tutti si fermano a sentire. Perché il padre dell’Ulivo parla il linguaggio concreto di un “progetto-Paese”, pensato non per far vincere un partito, ma per portare l’Italia fuori dall’inconcludenza renziana.

La nota dominante del suo libro “Il piano inclinato” è una serrata lotta all’evasione fiscale (110 miliardi), funzionale al varo di un nuovo piano industriale e sociale. Dalle prime anticipazioni, si percepisce subito la forte ispirazione “costituzionale” delle sue proposte, mirate ad abbinare la lotta alle diseguaglianze al diffuso senso del dovere di una comunità, che decide finalmente di mobilitarsi e reagire alla crisi, prima di tutto, d’identità, di fiducia, di responsabilità.
Troppo ottimismo?
Forse, ma non guasta se è ancorato a innovazioni non più legate all’effetto emotivo-distruttivo del “meno tasse per tutti”, quanto piuttosto a “tasse più giuste per tutti”, per avere i fondi necessari a disincagliare ceto medio e giovani dalle sabbie mobile del declino. Certo, gli pseudo-liberisti del “meno-Stato” si scandalizzeranno nel vedere invece il ritorno di un progetto-Paese corale e articolato, dove ogni componente si collega ad un’altra, in un’orologeria sofisticata di sistema, dichiarata troppo frettolosamente desueta.
Il maggior difetto della proposta prodiana?
La serietà. A noi italiani piace il poco-maledetto-e subito, non pazienti piani pluriennali di ricostruzione del tessuto connettivo e produttivo del Paese. Tanto meno se basati sulla lealtà fiscale. Ma forse dopo anni di ricorso a “guaritori” come B e Renzi, anche i più avventuristi capiscono che l’unica cura per uscire dalla crisi è un programma “lungo” di ripresa. Faticoso, ma finalmente credibile.

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