Voglio ricordare Oliviero Beha con la gratitudine che si deve a un giornalista che ha avuto la schiena dritta. Una razza sempre al limite dell’estinzione nel Paese dove il conformismo è un istinto. Quando si sceglie l’onestà – soprattutto quella intellettuale – si deve essere pronti al conflitto. Beha ha avuto una vita disseminata di rotture e ripartenze, perché aveva deciso di usare tutto il suo ascendente professionale per vigilare il potere. Storiche le sue trasmissioni sulle disfunzioni pubbliche e le ingiustizie patite da semplici cittadini, che con programmi come Radio Zorro e molti altri portava all’attenzione di istituzioni e opinione pubblica.
Oliviero Beha ci ha messo sempre la firma e la faccia nelle sue battaglie. Incarnando così il ruolo prezioso dell’intellettuale, che non è solo una persona colta, ma chi pone la propria comprensione dei fatti – con coraggio – a servizio della collettività, per cambiarne in meglio la cultura. “Il pensiero è un’attività sociale” scriveva l’antropologo americano Clifford Geertz e Beha i suoi pensieri li ha sempre espressi con la parola pubblica diretta ai suoi tanti ascoltatori. Con la generosità verso gli sconosciuti, che viene solo dagli ideali.