I soccorsi di migranti in mare non sono attualmente efficaci. Girano tanti milioni e si fanno innumerevoli proclami, ma il tasso di mortalità per chi affronta il viaggio della speranza è inaccettabilmente alto. In questo 2017 quarantatremila persone sono state soccorse (non “salvate”) dall’inizio dell’anno, ma più di 1300 hanno perso la vita. Un dato tragicamente eloquente: oltre il 3% dei profughi muore durante le traversate. Una strage che non ha precedenti e che dimostra come alle attuali procedure inadeguate, che sono causa di tante perdite di vite, si debbano sostituire protocolli e programmi di soccorso gestiti dall’Unione europea, con il supporto operativo della società civile e dei servizi di sostegno ai migranti privati. Dovrebbe inoltre tornare in uso la Carta dei diritti fondamentali nell’Unione europea, i cui articoli sono stati dimenticati sia riguardo alle politiche sulle migrazioni che negli accordi finalizzati al respingimento di profughi, stipulati con paesi in cui non esiste rispetto dei diritti umani.