“Le minacce di Totò Riina non mi fanno paura, andiamo avanti”. Don Ciotti ha commentato così l’udienza preliminare che si è svolta lunedì 29 maggio davanti al gip di Milano, Anna Magelli. Lui che della lotta all mafia ha fatto la sua bandiera si è dichiarato parte lesa nell’udienza contro le dichiarazioni del “Capo dei Capi” Totò Riina.
Le intercettazioni – “Ciotti, putissimu pure ammazzarlo” (potremmo anche ammazzarlo). E’ questa l’intercettazione al centro delle indagini. Affermazione che Riina, durante un colloquio nel carcere milanese di Opera, ha detto ad Alberto Lorusso, boss del clan della Sacra Corona Unita, nel 2013. Le parole ascoltate, proprio perché pronunciate da un capo mafia condannato a più di dieci ergastoli, hanno fatto aprire le indagini. Ora il gip Magelli dovrà giudicare le intercettazioni grazie alle testimonianze di Don Ciotti, presente in aula, e Totò Riina, in videoconferenza. Se le affermazioni del capomafia saranno ritenute pericolose per l’incolumità del sacerdote, il boss di Corleone si ritroverà ancora al banco degli imputati. Se invece avrà esito negativo, il caso verrà archiviato. Ma, al momento, la camera di consiglio non si è ancora espressa.
Le dichiarazioni – Mentre fuori dal tribunale lo aspettava un presidio di solidarietà a Libera (l’associazione di lotta alle mafie), all’uscita dall’aula Don Ciotti ha ribadito la sua voglia di andare avanti: “Le parole di Riina non sono le parole di uno qualsiasi, resta il simbolo dei mafiosi. Anche i suoi silenzi hanno un significato. In ogni caso, il nostro percorso non si ferma, non è l’impegno di una persona ma di un’associazione che raccoglie migliaia di persone. Vogliamo difendere la libertà e lottare contro ogni forma di mafia”. Un impegno che non si lascia intimidire e che viene rinnovato proprio nell’aula dove si svolse il processo a carico degli assassini di Lea Garofalo. In aula era presente anche la figlia di Lea, Denise Cosco. ”Da quel momento – ha aggiunto don Ciotti – decine di donne senza rumore, per amore dei figli, stanno rompendo i codici mafiosi e aprendo un grande varco”.
* Articolo21 Lombardia