[Traduzione a cura di Benedetta Monti, dall’articolo originale pubblicato su Pambazuka]
Le organizzazioni Inclusive Development International, Accountability Counsel, e gli Istituti Urgewald e Oakland hanno recentemente pubblicato il rapporto “Unjust Enrichment: How the IFC Profits from Land Grabbing in Africa” [Indebito arricchimento: come la Società finanziaria internazionale trae profitti dal land-grabbing in Africa, NdT]
“Elargire denaro alle banche commerciali che sono motivate esclusivamente dai profitti non rappresenta un modo per promuovere uno sviluppo sostenibile”, ha affermato Marc Ona Essangui, direttore esecutivo della ONG Brainforest del Gabon e vincitrice del premio Goldman per l’ambiente nel 2009. “In Gabon, questo modello di sviluppo ha consentito una forte espansione dell’olio di palma industriale che costituisce una minaccia per la sicurezza alimentare e l’equilibrio ambientale delle antiche foreste pluviali del Bacino del fiume Congo.”
“Negli ultimi anni nel continente africano sono stati espropriati decine di milioni di ettari di terreno da parte di investitori esteri. Ciò ha comportato la perdita di vite, di terreni e di mezzi di sussistenza per milioni di persone e sta continuando a minacciare la sopravvivenza di intere comunità e gruppi indigeni”, ha commentato Anuradha Mittal, direttore esecutivo dell’Oakland Institute. “La Banca Mondiale deve riconoscere che non si tratta affatto di sviluppo, né di riduzione della povertà, ma di investimenti per i profitti delle aziende che sfruttano e, indirettamente, aumentano il numero degli sfollati.”
Il rapporto si basa su un’indagine durata un anno eseguita dall’Inclusive Development International. Nel corso delle ricerche si è scoperto che le banche commerciali e i fondi d’investimento azionario privati sostenuti dall’IFC (International Finance Corporation) hanno finanziato in tutto il mondo progetti che hanno avuto come conseguenza lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone, la deforestazione e danni ambientali diffusi. L’indagine ha tra l’altro portato alla luce che in Africa, a causa di 11 progetti sostenuti da clienti dell’IFC, sono stati trasferiti circa 700.000 ettari di terreno ad investitori stranieri.
Tali progetti comprendono concessioni per l’industria agroalimentare nella regione di Gambela in Etiopia, i cuiabitanti sono stati trasferiti forzatamente durante un’aggressiva campagna di espropriazione; le piantagioni di olio di palma in Gabon che hanno distrutto 15.000 ettari di foreste pluviali e violato i diritti fondiari delle comunità locali; le miniere d’oro in Guinea che hanno comportato lo sfratto forzato di 380 famiglie.
“Tali progetti sono in netto contrasto con la missione della Banca Mondiale di combattere la povertà attraverso lo sviluppo sostenibile”, ha affermato David Pred, direttore amministrativo di Inclusive Development International. “In questo modo gli standard di performance sociale e ambientale dell’IFC sono una farsa, standard che dovrebbero rappresentare le regole per le attività del settore privato sostenute dagli intermediari dell’IFC”.
Il rapporto rappresenta il quarto della serie di indagini “Outsourcing Development: Lifting the Veil on the World Bank’s Lending Through Financial Intermediaries“, che seguono le tracce del denaro dell’IFC e verificano in che modo l’investimento di questo denaro influenza le comunità in tutto il mondo.
L’indagine di Inclusive Development International ha portato alla luce 134 progetti rischiosi e potenzialmente pericolosi sostenuti da 29 clienti dell’IFC del settore finanziario, progetti presenti in 28 nazioni e in ogni continente, fatta eccezione per l’Antartide.
In risposta alle preoccupazioni sollevate dall’indagine, il vice presidente dell’IFC Philippe Le Hoérou, di recente ha riconosciuto l’esigenza della Banca Mondiale di riesaminare il proprio lavoro con gli istituti finanziari. Il 10 aprile scorso Le Hoérou ha scritto che l’IFC apporterà “alcune modifiche importanti al proprio modo di lavorare” impegnandosi tra le altre cose a ridimensionare gli investimenti ad alto rischio da parte degli istituti finanziari, a rafforzare i propri controlli sui clienti intermediari finanziari e a utilizzare più trasparenza riguardo a tali investimenti.
L’IFC ha anche eliminato gli investimenti in alcune banche che sono state segnalate nell’indagine, comprese la ICIC e la Kotak Mahindra in India e la BDO Unibank nelle Filippine.
“Siamo soddisfatti del nuovo impegno dell’IFC ad incoraggiare un sistema bancario più responsabile, aumentando i controlli e rafforzando le capacità dei clienti del settore finanziario d’ora in avanti”, ha affermato Pred. “Tuttavia piuttosto che semplicemente disinvestire, vogliamo che l’IFC collabori con i propri clienti per porre rimedio ai gravi danni che le comunità hanno subito a seguito degli investimenti che la nostra organizzazione ha portato alla luce.”
“La collusione dell’IFC nel land-grabbing in Africa è un fatto profondamente scioccante, pertanto il suo impegno a ridurre i finanziamenti ad alto rischio alle banche è ben visto”, ha affermato Kate Geary, manager della Forest Campaign per il Bank Information Center europeo. “Ma come facciamo ad essere sicuri se non viene divulgato dove finisce il 90% del denaro dell’IFC investito attraverso soggetti terzi? Per i clienti del settore finanziario dell’IFC deve essere chiaro quali progetti stanno finanziando in modo che in seguito possano rendere conto del proprio impegno ad investire in modo responsabile.”
I finanziamenti del settore finanziario rappresentano un cambiamento radicale nel modo di fare business dell’IFC. Dopo decenni di finanziamenti direttamente alle aziende e ai progetti, i membri del gruppo della Banca Mondiale adesso forniscono la maggior parte dei propri fondi a Istituti finanziari a scopo di lucro, che investono il denaro a proprio piacimento, con controlli minimi. Tra il 2011 e il 2015, l’IFC ha fornito 40 miliardi di dollari a intermediari finanziari, come ad esempio le banche commerciali e i fondi di investimento privati, e altri istituti finanziari per lo sviluppo ne seguono l’esempio.