Erano in tanti durante la manifestazione che si è tenuta sabato scorso a Roma, a Piazza San Giovanni. Tanti venezuelani che si sono radunati, tutti insieme, per chiedere libertà per la loro patria. In questi giorni, infatti, è in corso una durissima repressione da parte delle forze militari e paramilitari controllate dal presidente Nicolas Maduro nei confronti di tutti quei cittadini che stanno manifestando nelle piazze e nelle strade per chiedere nuove elezioni ed il ritorno alla piena democrazia. Nella Repubblica sudamericana Bolivariana , secondo le denunce della comunità venezuelana in Italia, il cibo è pesantemente razionato e le farmacie e gli ospedali mancano delle medicine più elementari ed indispensabili. Il terreno sotto i piedi di Maduro, accusato ora di essere un dittatore sotto i punti di vista, è iniziato lo scorso mese di dicembre, quando alle elezioni politiche aveva trionfato il “ Mesa de la Unitad Democratica” conosciuto come “Mud”, forza politica avversa a Maduro, il quale aveva successivamente esautorato il parlamento da ogni potere. A nulla sarebbe servita, sempre secondo quando riferito dalla comunità venezuelana, la decisione della Corte suprema di giustizia di annullare questa decisione per ripristinare in pieno il ruolo del parlamento. Il Venezuela si trova ora in una crisi economica profonda, una crisi che affonda le sue radici già negli anni in cui era stato governato dal defunto ex paracadutista Hugo Chavez. Su tutto questo siamo riusciti a raccogliere alcune importanti testimonianze.
La prima è quella di Jenny Cimolino, venezuelana, figlia di un funzionario italiano che per anni ha lavorato al consolato di Caracas, che ha deciso di trasferirsi in Italia già due anni fa. “ A Caracas è ora tutto un disastro”, ci spiega Jenny, che aggiunge : “ da oltre un mese la nazione è ormai una piena dittatura, in quanto Maduro detiene ora il potere assoluto. Da Dicembre, da quando le forze di opposizione hanno vinto le elezioni, Maduro ha sempre boicottato il parlamento, rifiutando persino di pagare la luce per le sedute del parlamento. Le proteste sono esplose circa un mese fa, quando la Corte suprema di giustizia, controllata direttamente dal presidente, aveva deciso di bloccare i poteri del parlamento. Da quel momento sono nate e cresciute, in tutto il paese, manifestazioni popolari di protesta contro il presidente, che vengono sistematicamente represse dalla polizia e dalla forze paramilitari dei “ Collettivos”, fondate in passato da Chavez che non si fanno scrupolo di sparare sulle persone”.
Le sue parole non mancano di sottolineare il numero delle vittime, che sino ad ora “sarebbero circa 30”. Alcuni analisti sostengono che dietro queste manifestazioni di protesta vi sino in realtà gli Stati Uniti, che vorrebbero solo far fuori un governo non allineato con i loro interessi in Sud America. Anche su questo le parole di Jenny sono chiare. “ Di tutto questo si parlava anche dai tempi di Chavez, quando si diceva che esisteva una sorta di lotta imperialista degli americani per controllare politicamente il Venezuela. Per ora possiamo solo dire che nelle città le persone rovistano anche nell’ immondizia per trovare del cibo e si possono fare acquisti nei negozi per un giorno solo. Nel paese non c è carne, non c è pesce, non ci sono medicinali, manca il pane dappertutto. Qui non vi è nessun discorso che coinvolge gli Usa o chissà chi . La sola verità e che le proteste ci sono perché il popolo è ridotto alla fame”. I militari e le forze di polizia sono completamente schierate con il governo. Tutti i generali sono ben pagati e ben ossidati con il potere di Maduro.
Anche sulla stampa e sull’ informazione è stato calato il completo bavaglio: “ Nessun giornalista può raccontare o parlare di quello che sta succedendo. Se si accende la Tv si possono solo vedere telenovele o telegiornali controllati dal governo. I giornali sono stati quasi tutti chiusi, ed ho anche saputo che alcuni giornalisti che in questi giorni avevano provato a raccontare quello che stava accadendo in alcune radio sono stati arrestati. I veri giornalisti venezuelani liberi sono ormai tutti fuori dal paese. L’unica fonte di informazione libera resta la rete, ma spesso viene anch’ essa sospesa , soprattutto quando vi sono le manifestazioni. E ricordiamo anche che Internet non è presente su tutto il territorio.”.Lorena Franceschini, venezuelana, vice presidente dell’ associazione “ Venezuela Italia Mundo” lancia un appello. “ Chiediamo che l’Italia non si dimentichi del Venezuela, dove vi sono ancora tantissimi italiani, che hanno lavorato e fatto ricco il paese. Molti di loro sono ora completamente abbandonati, ed hanno bisogno di aiuto. Ci sono casi di persone che sono costrette a vivere con 10 euro al mese. Chiediamo attenzione alle istituzioni italiane ed europee, ed anche che in Venezuela si vada subito a votare indicendo delle vere libere elezioni e che Maduro di dimetta. Vogliamo anche che vengano subito rilasciati tutti i prigionieri politici e che venga ripristinata , al più presto, la libertà di stampa”.