Normalmente a digit, il festival dedicato al giornalismo digitale di cui Lsdi è organizzatore, non ci occupiamo di fatti di cronaca. Il giornalismo lo proviamo a spiegare. Cerchiamo di acquisire e proporre metologie, di comprendere il fenomeno digitale e la sua cultura. Nell’ultima edizione di digit, a ottobre del 2016, è capitato però di poter raccontare con la stessa incisività e precisione, sia un grave fatto di cronaca ancora insoluto, sia una serie di metodologie e tematiche culturali e tecnologiche che attengono strettamente al giornalismo del presente. L’occasione ce l’ha fornita la collega e collaboratrice storica di Lsdi: Antonella Beccaria. La reporter di origine lombarda che vive e lavora a Bologna è venuta a presentare il suo ultimo reportage giornalistico, un libro sul caso Regeni. E mentre raccontava nel suo workshop i risultati dell’inchiesta realizzata a quattro mani con il collega Gigi Marcucci, ha anche esposto in modo dettagliato una serie di strategie operative per raccogliere dati, testimonianze sul campo senza andare fisicamente nei luoghi dei fatti, usando al meglio gli strumenti digitali e la rete. Di seguito lo sbobinamento del workshop di Antonella, al termine della trascrizione troverete come consuetudine il video integrale dell’incontro. Buona lettura !
” Il lavoro sull’Egitto è stato fatto per un libro, in particolare per provare ad approfondire un caso di cronaca ancora senza soluzione che è il caso Regeni. Con il mio coautore però Gigi Marcucci e con l’importantissimo lavoro che è stato fatto con il nostro traduttore giudiziario in arabo, un esperto marocchino con cui abbiamo collaborato per la scrittura di questo libro, siamo partiti da un presupposto che ci ha fornito la conferenza stampa in Senato cui hanno parttecipato i genitori di Regeni e in particolare una cosa che ha detto la madre: << Giulio non è il solo >>. Oggi l’Egitto è un carcere a cielo aperto lo è ora ma lo è stato anche prima con Mubarak e Sadat. Lo è tradizionalmente. Un crescendo di violazioni dei diritti umani. Dall’estate del 2013 queste violazioni si sono incrementate da quando il Presidente eletto è stato rovesciato da un colpo di Stato. Per capire la situazione proviamo a riepilogare alcune tappe importanti. Tra il luglio e il dicembre del 2013 nei mesi in cui inizia il colpo di stato ci sono state 1400 vittime a causa di un uso sproporzionato della violenza da parte delle forze di polizia. Human rights watch parla di 2000 feriti, 6000 persone assassinate e 20.000 arresti arbitrari nella seconda metà del 2013. Ci sono enti che cercano di monitorare questa situazione, i numeri che divulgano e che sono confermati da molte organizzazioni non governative, riportano ancora cifre pesanti come: nel solo febbraio 2016 sono stati registrati 150 casi di persone scomparse, 75 uccisioni da parte della polizia, 88 casi di tortura, 50 detenuti morti in carcere. Nel 2015 erano state 464 le persone scomparse in modo forzato; quelle torturate 1676 e 500 quelle uccise a seguito delle torture subite… Continua su lsdi