Era il 1 Maggio 2017, Festa dei Lavoratori, quando mi arriva un messaggio sul mio profilo Facebook, era Lalla Quinti, che mi chiedeva disperatamente aiuto. Suo padre Leonardo è morto sul lavoro il 24 Maggio 2016, ma ad oggi non c’è un indagato e l’indagine penale per omicidio colposo contro ignoti è stata purtroppo archiviata il 31 Gennaio 2017.
Oggi è un anno dalla morte di Leonardo Quinti ma ancora non c’è un colpevole, la cosa certa che purtroppo Leonardo Quinti non c’è più.
L’unica cosa che ha avuto la famiglia, è la rendita Inail alla vedova Quinti, di circa 1200 euro al mese.
Ma è una magra consolazione, perchè dopo la morte di Leonardo Quinti la sua famiglia è distrutta.
Ho chiesto a Lalla Quinti di inviarmi una lettera, in cui mi spiegava dettagliatamente cosa era accaduto.
Ci sono voluti diversi giorni, so bene quanto sia difficile per una figlia ricordare quei tragici momenti, ma l’ho fatto solo per cercare di aiutarla.
Lalla mi ha chiesto di scriverVi, perchè non è possibile che ad oggi non ci sia un indagato per la morte di suo padre.
Vorrebbe che la sua lettera fosse pubblicata, che qualcuno la intervistasse, che si riaccendessero i riflettori sulla morte del suo babbo.
Quello che cerca la famiglia Quinti è VERITA’, ma soprattutto GIUSTIZIA.
LA LETTERA:
Sono Quinti Lalla nata ad Arezzo e residente in un piccolo paese della Valdichiana, figlia dell’artigiano Quinti Leonardo deceduto il 24 maggio 2016, una morte nel lavoro definita “trauma cranico facciale da caduta accidentale”,così è stato descritto negli atti , un decesso provocato dalla caduta da una scala non di sua proprietà e non conforme alle normative.
Figlia di un padre che non c’è più. Un padre che a 73 anni ancora lavorava onestamente e regolarmente, un artigiano definito dagli altri un maestro del suo mestiere, un artista nel modellare e lavorare il rame , “un lavoratore di altri tempi”. Cinquantotto anni di contributi dei quali cinquantatre da artigiano, un padre che una mattina parte con la sua moto per fare un sopralluogo di lavoro senza essere più tornato, lasciando la sua famiglia nella più totale disperazione.
La mattina del 24 maggio 2016 ero al lavoro quando le forze dell’ordine mi danno la notizia, cento frustate sarebbero state meno dolorose, la mente e il respiro si fermarono allo stesso tempo. Mi dissero che era caduto da una scala e stavano aspettando l’ambulanza. Come riporteranno i giornali locali quell’ambulanza non arrivò mai a causa di un incidente provocato dalla stessa, l’automedica anche essa in ritardo ( perché non riuscirà a trovare il luogo) per prestare qualsiasi tipo di soccorso. Con il susseguirsi dei momenti viene fuori che non è stato necessario fare un autopsia o interpellare un medico legale, solo per constatare e chiarire l’ora del decesso visto i ritardi, ne tantomeno un ispezione del cadavere sia interna che esterna. La superficialità è proseguita nei rilievi , le foto del corpo esanime di mio padre sono state fatte quando mio padre era coperto da un telo termico e posizionato già sopra la barella, in modo tale da non poter capire come era posizionato nel momento dell’accaduto dando per scontato che fosse morto “ per una caduta accidentale”. Nei giorni a seguire dell’incidente i mass media hanno parlato molto di prevenzione e sicurezza sul lavoro come avviene solo in queste tragiche circostanze.
Ogni singolo lavoratore, artigiano, operaio, agricoltore … ha fatto e fa parte di questa grande macchina produttrice dando un po’ di se stesso, non lasciamo che si arrugginisca e riportiamola allo splendore, perché l’Italia è fondata sul lavoro e i lavoratori morti non devono rimanere solo un numero. Io figlia tradita dalla vita, per aver portato via un padre ancor voglioso di lavorare e vivere.Io figlia di un padre deceduto “per morte accidentale”.