Le autorità egiziane continuano a rinviare il processo al fotogiornalista Mahmoud Abu Zaid, noto come Shawkan, e noi continuiamo a cercare di tenere alta l’attenzione sulla sua vicenda giudiziaria.
Di rinvio in rinvio (ieri l’ultimo, al 13 giugno), la detenzione di Shawkan va avanti da ormai quasi quattro anni e nessuno, al Cairo, si vuole accorgere che le sue condizioni di salute stanno peggiorando.
Shawkan, ricordiamolo, è stato arrestato a metà dell’agosto 2013 mentre si trovava, per conto dell’agenzia fotografica Demotix di Londra, in piazza Rabaa al-Adawiya, al Cairo, a documentare il violentissimo sgombero di un sit-in della Fratellanza musulmana.
Per aver svolto il suo lavoro, Shawkan rischia una condanna all’ergastolo per questo lungo elenco di pretestuose accuse: “adesione a un’organizzazione criminale”, “omicidio”, “tentato omicidio”, “partecipazione a un raduno a scopo di intimidazione, per creare terrore e mettere a rischio vite umane”, “ostacolo ai servizi pubblici”, “tentativo di rovesciare il governo attraverso l’uso della forza e della violenza, l’esibizione della forza e la minaccia della violenza”, “resistenza a pubblico ufficiale”, “ostacolo all’applicazione della legge” e “disturbo alla quiete pubblica”.