Il caso di Gabriele Carchidi, direttore di iacchite.com. Quattro condanne in tribunale in otto mesi senza sospensione condizionale della pena
Negli ultimi otto mesi, Gabriele Carchidi, 52 anni, giornalista cosentino, direttore del giornale online www.iacchite.com, è stato condannato dal Tribunale di Cosenza quattro volte, sempre per diffamazione a mezzo stampa. Complessivamente gli sono stati inflitti due anni e mezzo di reclusione, senza il beneficio della sospensione condizionale della pena. La prima condanna a otto mesi è stata inflitta il 27 settembre 2016. La seconda, a sette mesi, il 29 marzo 2017. La terza, a nove mesi, due giorni dopo, il 31 marzo 2017. L’ultima condanna, a sei mesi di detenzione, è stata emessa il 10 maggio 2017, a conclusione di un processo nato da una querela del sindaco della città, Mario Occhiuto.
A causa del cumulo delle condanne e della recidiva per lo stesso reato, il giornalista rischia il carcere, che potrà scattare con il passaggio in giudicato delle sentenze, come accadde nel 2012 ad Alessandro Sallusti, allora direttore del quotidiano Il Giornale (leggi).
In accordo con la giurisprudenza europea, Ossigeno considera le condanne a pene detentive dei colpevoli di diffamazione eccessive, sproporzionate e ingiuste in quanto hanno un effetto intimidatorio sull’intero mondo giornalistico. Pertanto l’Osservatorio segnala le condanne di Carchidi al carcere come esempio dell’effetto intimidatorio generale che l’applicazione della legge vigente può esplicare sulla libertà di informazione, senza con ciò condividere le affermazioni per le quali il giornalista è stato giudicato né le modalità con cui le ha espresse e senza entrare nel merito degli addebiti mossi e delle sentenze di colpevolezza pronunciate.
Carchidi ha iniziato l’attività del giornale online Iacchité a settembre del 2015. Da allora ha ricevuto numerose querele per diffamazione a mezzo stampa che, sommandosi a quelle nate dalla sua attività giornalistica precedente presso altre testate giornalistiche, hanno raggiunto quota 68 (leggi).
Nel 2015 fu denunciato per stalking dal sindaco di Cosenza, che chiese e ottenne il sequestro a scopo preventivo del sito web che ospitava il notiziario Iacchité. Il sequestro preventivo è tuttora in atto. Iacchité ha proseguito l’attività su un sito web parallelo.
Iacchité ha molti lettori perché denuncia continuamente i vizi, i peccati e le connivenze di tutti, ma non gode di buona stampa, anche perché fa a pugni con i giornali locali, accusati di far parte del sistema di potere e di tacere importanti notizia.
Gabriele Carchidi ha dichiarato a Ossigeno: “È chiaro che vogliono mettermi in galera. Ma non ci riusciranno. Ho subito quattro condanne, due dallo stesso giudice, e l’ho ricusato. Ho presentato appello e spero di essere assolto. Mi accusano di insultare e diffamare. Ma i miei articoli contengono accuse documentate, parlano di ruberie, di delinquenti, di cose che non si possono chiamare con un altro nome. Racconto i fatti e per questo mi accusano di insultare le persone. Ebbene sì, se dire ‘ruba’ di qualcuno che ruba vuol dire insultarlo e diffamarlo, è vero. Mi dicono anche che dovrei moderare il linguaggio, ma io già lo faccio. ‘Squallido’ e ‘viscido’ sono gli aggettivi più forti che ho usato per definire il comportamento di certe persone che mi hanno querelato. Qui a Cosenza il mio linguaggio fa molta impressione, ma non è un linguaggio più forte e aggressivo di quello che usano quotidiani quali Libero e Il Fatto Quotidiano. Perciò facciano quello che vogliono. Se finirò in galera mi dichiarerò prigioniero politico. Ma credo che non sarà necessario”.
ASP