“Sciopero a oltranza. Mai era accaduto a l’Unità, il giornale dei lavoratori, il giornale fondato da Antonio Gramsci. Una scelta dolorosa, drammatica, ma inevitabile. Perché in gioco sono i diritti dei lavoratori, in gioco è la nostra dignità”. Lo scrive in una nota il Cdr del quotidiano. “Mai avremmo pensato che saremmo giunti a questo punto. Abbiamo conosciuto, e vissuto sulla nostra pelle, momenti di confronto duro con chi si è succeduto nel corso del tempo alla guida aziendale de l’Unità. Ma anche nei momenti più aspri, le relazioni sindacali non erano state violate, calpestate, come sta accadendo oggi. Mai lavoratrici e lavoratori erano stati sottoposti ad un ricatto di una tale, devastante portata: per aver riconosciuto il vostro diritto al salario dovete conculcare i diritti di vostri ex colleghi; diritti sanciti da un tribunale. Non ci piegheremo a questo ricatto. Non lasceremo che l’Unità divenga l’apripista di un attacco senza precedenti al diritto del lavoro. Non ci siamo mai sottratti al confronto con l’azienda. Abbiamo atteso inutilmente per due anni la presentazione di un piano industriale che avesse al suo centro il rilancio del giornale, nel cartaceo e nell’edizione on line, sapendo che in questa difficile trattativa rientra anche il contenimento dei costi. Una cosa, però, abbiamo detto chiaro e forte, e la ribadiamo oggi: ci opporremo in ogni sede e con la massima determinazione ai licenziamenti collettivi ipotizzati dalla proprietà. Lo diciamo al socio di maggioranza, la Piesse di Massimo Pessina e Guido Stefanelli. E con altrettanta forza lo ribadiamo al Partito Democratico, socio di minoranza, attraverso la Fondazione Eyu, de l’Unità srl. Il “caso Unità” è in primo luogo, un caso politico. E il partito di riferimento non può assumere posizioni pilatesche, non può affermare: non c’entro, non ho possibilità d’intervenire… Non gli è concesso, non gli sarà permesso.
Lo sciopero, come l’avvio di un procedimento giudiziario nei confronti dell’azienda per comportamento antisindacale, segnalano la determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori de l’Unità, che hanno al loro fianco la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione Stampa Romana, a battersi per i propri diritti e per il futuro del giornale. Lo dobbiamo a noi stessi e ai tanti colleghi che hanno lavorato a l’Unità e che in questi giorni ci sono stati vicini, manifestando un sostegno per noi davvero prezioso. E lo stesso hanno fatto tanti lettori. Non si cancella con i ricatti un giornale e i suoi lavoratori. Non si svilisce con l’arroganza di chi pensa di avere la forza, ma non la ragione, la storia di un giornale che è sempre stato dalla parte dei lavoratori. L’Unità era e resta una grande comunità. Ne siamo orgogliosi. E per difendere una storia, un futuro, e i nostri diritti, che abbiamo deciso lo sciopero. Pronti a tornare al lavoro. Ma da donne e uomini liberi, che non vogliono sottostare a ricatti. La dignità non ha prezzo. Come i diritti di chi lavora. L’Unità è questo”.