Il primo maggio del 1947 i lavoratori e le loro famiglie, si ritrovarono a Portella della Ginestra. Erano anni di dure rivendicazioni, di lotta al latifondo e allo sfruttamento nelle campagne. Si chiedeva il diritto alla terra, ad avere un futuro e un’esistenza dignitosa per sé e la propria famiglia, ci si riuniva per dire no ai caporali e ai mafiosi che decidevano chi doveva lavorare e chi restare lontano dai campi.
Quel giorno la banda di Salvatore Giuliano sparò sui braccianti. Fu strage. Quattordici i morti e decine i feriti. L’eccidio fu ordinato dai latifondisti, dalla mafia, da chi si opponeva al cambiamento annunciato dalle elezioni dell’Assemblea regionale siciliana che avevano dato al partito della sinistra, vicina al lavoro, una inaspettata vittoria. Fu una strage politica, la prima di una lunga serie. Vennero presi gli esecutori. Mai i mandanti.
A settant’anni di distanza i lavoratori sono a Portella della Ginestra per chiedere ancora una volta diritti, legalità, futuro. Rincorrendo una sbagliata idea di modernità oggi si vorrebbe imporre un lavoro sempre più povero e precario dentro una competizione basata sulla riduzione dei costi, su un basso livello di innovazione e qualità, sul sottoimpiego, su un’istruzione e una formazione mediocri.
Si è voluto imporre un modello economico che garantisce la conservazione dei privilegie dei vantaggi alle imprese meno innovative e alla rendita finanziaria, a chi compete con la riduzione dei costi e non con l’innovazione e la qualità. In questi anni gli interventi sul lavoro hanno cercato di renderlo sempre più flessibile, insicuro, privo di diritti. Ci siamo dovuti scontrare con una legislazione sempre più restrittiva e punitiva per il lavoro.
Per questo abbiamo deciso di dire basta e di dare una svolta. Abbiamo proposto un nuovo statuto dei lavoratori depositato in Parlamento come proposta di legge. Abbiamo raccolto milioni di firme per sostenerla, per cancellare con un referendum i voucher e ripristinare la responsabilità solidale delle imprese. Abbiamo ottenuto una grande vittoria e oggi i voucher sono stati aboliti, e abbiamo reintrodotto garanzie per i lavoratori negli appalti.
Ancor più importante è il fatto che Il lavoro con i suoi problemi è ridiventato un tema del dibattito pubblico, dalle priorità del Paese. Il lavoro è tornato ad essere elemento di confronto e proposta, di definizione degli orientamenti, dei campi di azione.
In questa stagione complicata non ci siamo rassegnati e abbiamo detto che si poteva fare. Oggi festeggiamo il Primo maggio forti di una vittoria che dimostra come il sindacato non solo non è stato archiviato o superato ma è e continua ad essere riferimento e centro di rappresentanza di tutti i lavoratori.
*Segretario generale Cgil