Era il 7 settembre 2013. Trump da privato cittadino con un tweet invitò il presidente Obama a non attaccare la Siria. C’era stato un altro bombardamento chimico in un quartiere alla periferia di Damasco e l’allora conduttore televisivo del programma The Apprentice, miliardario immobiliarista newyorchese aveva scritto “Risparmia le munizioni per un altro giorno più importante” . Impossibile non ricordare quelle parole proprio oggi dopo quella scarica di 59 tomawoak su una base militare siriana. Infatti il New York Times non se l’è scordato e pubblica persino il link a quel tweet nel suo commento sul complicato scenario mediorientale che si è aperto dopo l’intervento militare deciso da Trump, “l’atto emotivo di un uomo, scrive, all’improvviso consapevole che i problemi del mondo sono ora i suoi e voltare le spalle non è un’opzione”. Ho ascoltato con attenzione il discorso che Trump ha fatto davanti ai giornalisti quando la notte tra giovedi e venerdi ha annunciato la sua decisione di punire Assad. “ quell’attacco sui bambini ha avuto un grande impatto su di me, ha detto, è stato orribile. Nessun bambino di Dio dovrebbe subire un simile orrore”. Come si fa a non sottolineare che quei bambini con i loro genitori sono proprio quei profughi contro i quali si è accanito con forza durante la campagna elettorale e ai quali una volta insediato ha chiuso le porte degli Stati Uniti? “ Non sappiamo chi è questa gente, da dove viene aveva affermato a Phoenix in Arizona.Io dico sempre, aveva aggiunto, di pensare al cavallo di Troia, guardate che cosa è successo” Va ricordato che nei sei lunghi anni di guerra civile gli Usa hanno accolto solo 12 mila siriani in fuga dai combattimenti. Con la punizione inflitta ad Assad in modo unilaterale, a soli 77 giorni dal suo insediamento Trump ha ribaltato la sua dottrina che voleva l’America First su tutto. Gli Stati Uniti dopo questo attacco,che sta spaccando la comunità internazionali, sono tornati di nuovo al centro della palude mediorientale con tutte le conseguenze che questo comporta.