80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Serve ancora ricordare e celebrare il 25 aprile?

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Ogni anno torna la stessa domanda, qualcuno la pone con sofferenza ricordando con rabbia le troppe speranze deluse, altri, invece, la pongono con l’ipocrisia e il cinismo di chi vorrebbe cancellare la memoria per aprire la strada a nuove avventure e alla riproposizione, sotto altre bandiere, dei peggiori umori reazionari e neofascisti.

I “negazionisti” del 25 aprile sono gli stessi che oggi vogliono costruire  i muri, richiudere i profughi nei nuovi lager, affondare i barconi con i loro carichi di umana sofferenza, colpire e sanzionare ogni diversitá politica, religiosa o sessuale che sia.

Oggi come allora sono gli stessi che plaudono all’uomo forte, disprezzano la “Farsa democratica”, si propongono di radere al suolo le rappresentanze politiche e sindacali, sognano i Trump, gli Erdogan, sperano nel successo dei neofascisti in Francia.

Si travestono da populisti, ma rappresentano gli interessi di pochi, di quelle oligarchie interessate al commercio delle armi, al traffico di esseri umani, alla privatizzazione integrale dell’economia nazionale ed internazionale.

Costoro odiano il 25 aprile perchè rappresenta quello che hanno sempre detestato, perché riporta alla memoria quei valori di libertá, fraternitá, uguaglianza che hanno ispirato la Resistenza e che, ancora oggi segnano la distanza tra chi crede nei valori dell’inclusione e dell’accoglienza e chi invoca lo stato di polizia, le leggi eccezionali, il ritorno alla tortura e alla pena di morte.

Quello che sta accadendo attorno a noi, e non solo in Italia, rende ancora piu attuale il ricordo di quei giorni, di quei partigiani, di quei valorI, di quelle passioni civili e politiche, di quelle contrapposizioni ideali.

I teorici della  “negazione” del 25 aprile sostengono anche che ormai “Non c’é piú destra, non c’é piú sinistra..”, e ci sembra di risentire le parole di chi, anche a sinistra, alla vigilia della marcia su Roma, continuava a non scorgere differenza tra le violenze fasciste e la crisi del regime democratico e parlamentare.

Criticare, anche duramente, lo spirito dei tempi è cosa buona e doverosa, Altra cosa, invece, è aizzare le paure e inquinare I pozzi dell convivenza civile per aprire la strada ad avventure che, pur nel mutare dei tempi e delle bandiere, si alimentano sempre alla fonte dell’odio, del fanatismo, del razzismo.

“La libertá è come l’aria, ci si accorge della sua importanza, quando comincia a mancare”, parole di Piero Calamndrei, partigiano e padre costituente. Sará forse il caso di non attendere il ricovero, prima di accorgersi che l’aria comincia ad essere irrespirabile.


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