Nessuno lo dice in modo esplicito, ma l’alto rischio di morte in mare è considerato dall’Europa funzionale al contenimento del flusso migratorio. Più profughi annegano, meno ne sbarcano. Questo è il “pensiero” diffuso ben avvolto nell’ipocrisia, ma che affiora nella soppressione della missione Mare Nostrum (che cercava e salvava) rimpiazzata dalla più asettica Frontex (che vigila). In questo clima, sono appena tollerate le imbarcazioni delle Organizzazioni non governative (Ong), finanziate e gestite dal volontariato. Ma il fastidio sotterraneo è enorme: ne salvano troppi. E questo viene giudicato un elemento di attrazione (pull factor) per l’immigrazione.
Come contrastare l’eccesso di salvataggi? Insinuando – genericamente – il sospetto che ci siano dei loschi guadagni per le Ong. Una sorta di “scafismo ombra”, che staffetta il carico di profughi con quello vero, previo appuntamento telefonico appena passate le acque territoriali. Basta strumentalizzare la dichiarazione del Procuratore di Catania, Zuccaro – che invece cita correttamente elementi circoscritti da verificare – e il gioco è fatto. Il cerino del sospetto viene gettato sulla benzina della paura e scoppia l’incendio indomabile che coinvolge nel “dubbio” tutte le Ong. Una pacchia per i “pauristi” della destra, che sull’invasione percepita hanno fatto incetta di consenso in tutta Europa.
Per fortuna c’è ancora chi vuole capire, senza crisi di panico. E si augura che la magistratura svolga gli accertamenti necessari per individuare eventuali speculatori umanitari. Conservando, però, la capacità di gioire per la salvezza di propri simili dall’annegamento. Senza scomodare alti ideali, ma per semplice parentela umana.
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