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Libertà religiosa: dal sottoscala al piano nobile? Intervista a Roberto Zaccaria

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La nostra intervista al giurista Roberto Zaccaria in merito alla proposta di legge sulla libertà religiosa, presentata al Senato della Repubblica

Roberto Zaccaria, la Sala Zuccari del Senato ha ospitato un importante convegno sul tema della libertà religiosa. Ci sono novità in materia?

«Il motivo dell’iniziativa era semplice: presentare alle Istituzioni un testo, una proposta di legge di attuazione costituzionale, fondamentale per la libertà religiosa che è stato elaborato da un autorevole gruppo di giuristi della Fondazione Astrid. Oggi riteniamo sia necessario abrogare la legge sui “culti ammessi” del 1929 e, al tempo stesso, creare una normativa generale per elevare il livello di disciplina in materia, assai intricato e che dev’essere “rintracciato” in una pluralità di Istituti molto diversi tra loro. Questo per dare garanzie a tutte le religioni che, non avendo ovviamente un Concordato e non avendo stipulato un’Intesa con lo Stato italiano devono rifarsi alla legge del 1929. Abbiamo presentato un principio, a mio avviso elementare, di democrazia».

Quali sono i punti chiave contenuti nel testo? O almeno, differenti dalle proposte avanzate in altre legislature?

«Rispetto al passato abbiamo tenuto conto della giurisprudenza e della normativa internazionale ed europea vigente in materia di libertà religiosa. La struttura del testo è molto semplice: vi è una parte generale sui principi della libertà individuale e di quella collettiva che disciplina sia le confessioni che le associazioni religiose; ovviamente anche quelle filosofiche e non confessionali. In seguito sono state prese in considerazione alcune questioni importanti e pratiche come il matrimonio, per fare un esempio, e infine, un’altra sezione contiene le procedure per ottenere le Intese. Si tratta di una struttura normativa più corrispondente alla vita reale e che contiene anche aspetti più concreti».

Una proposta di legge che avete intenzione di presentare quando?

«Ovviamente nella prossima legislatura. Questa legislatura si è particolarmente concentrata sulla riforma Costituzionale. Per approvare una legge, che in questo caso non è di riforma, bensì di attuazione Costituzionale, è meglio puntare sulla prossima; vorrei ricordare che la libertà religiosa è l’unica libertà disciplinata con diversi articoli: 2- 3- 7 -8- 19-20, nessun’altra libertà Costituzionale ha usufruito di tale attenzione. Tuttavia, vi è un problema fondamentale, per citare Valdo Spini, se dovessimo immaginare l’architettura di un edificio, oggi possiamo individuare al primo piano il Concordato, al secondo piano le Intese e al terzo la legge del 1929 sui “culti ammessi”, quest’ultimo è il piano da sostituire: quello dei “culti ammessi”. La nostra legge generale intende sostituire quel piano meno nobile per dare dignità e diritti e riconoscimenti a tutti coloro che oggi non possono godere delle tutele degli altri “piani”, privilegiati».

Perché in passato le proposte di legge in tema di libertà religiosa non hanno trovato l’approvazione dei rami del Parlamento?

«Perché si tratta di una materia molto complessa, e la normativa si trasforma di anno in anno; pensiamo alla divisione di competenze che, a livello nazionale, vanno dalle Regioni alla Corte Costituzionale. E sulle molte questioni sulle quali si chiamati ad intervenire, per citarne solo alcune: dall’insegnamento della religione cattolica (Irc) nelle scuole, al tema del velo, alla questione degli edifici di culto. Materie sulle quali il rischio è quello di poter “scivolare”».

Questa legge sostituirebbe le Intese?

«Nel testo sono stati recepiti alcuni istituti contenuti nelle Intese come l’assistenza nelle carceri e negli ospedali, i funerali e la sepoltura, per fare solo degli esempi. Ma nel testo non si preclude affatto la possibilità di poter richiedere l’Intesa con lo Stato italiano. Anzi, nel testo vi è la procedura per poter raggiungere un’Intesa con lo Stato, che nelle precedenti proposte non era contemplata e oggi invece nel testo è disciplinata. Corre però anche dire che il testo tutela e rappresenta una forma alternativa all’Intesa. Coloro che, associazioni e confessioni religiose, per vari motivi non possono o non riescono a raggiungere l’Intesa con lo Stato italiano, con questa legge quadro avrebbero un’alternativa importante. Una proposta di legge che renderebbe meno indispensabile dover ricorrere alle Intese; una proposta di legge che, se passasse, sdrammatizzerebbe anche quell’attesa di poter raggiungere un’Intesa; nella metaforica ricostruzione architettonica di Spini potremmo affermare che la legge offrirebbe un piano più elevato e nobile a quello vigente del 1929».

Fonte: Riforma.it


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