L’Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza ha chiesto ad Articolo21 una valutazione sullo schema di Concessione-Convenzione del servizio pubblico all’esame della Commissione: una richiesta che ci fa piacere interpretare come un segno di riconoscimento del lavoro propositivo svolto da Articolo 21 in questi anni, a partire dal concorso sulla “nuova carta d’identità della Rai”, che ha visto la partecipazione di migliaia di studenti, fino al convegno sulla Convenzione che si è tenuto il 30 marzo alla Casa del Cinema di Roma. Il giudizio complessivo sullo schema di Convenzione è sostanzialmente positivo in quanto sono confermati i tratti fondamentali che contraddistinguono i media di servizio pubblico europei: l’esclusività della Concessione e la durata, decennale, che consente una solida pianificazione industriale ed editoriale; inoltre, la natura “soggettiva” del servizio pubblico che la Rai eroga.
Nel testo vi sono questioni irrisolte come la certezza delle risorse (dovrebbero essere assicurate almeno per un triennio), il modello organizzativo e il piano industriale; tuttavia, esse potranno essere più giustamente dibattute nel corso della discussione sul Contratto di servizio, con l’auspicio che anche questo passaggio sia aperto al contributo dei sindacati e delle associazioni culturali.
Riportiamo di seguito, evidenziate in grassetto, le proposte di emendamento di Articolo21, seguite dalle rispettive motivazioni.
Emendamenti:
ART.1-punto1 La concessione ha per oggetto il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale da intendersi come servizio d’interesse generale, consistente nel favorire l’istruzione, la crescita civile, il progresso e la coesione sociale, promuovere la lingua italiana, la cultura e la creatività, salvaguardare l’identità nazionale e assicurare prestazioni di utilità nonché a favorire l’istruzione, la crescita civile, la facoltà di giudizio e di critica, il progresso e la coesione sociale……..
Motivazione. Accrescere la capacità di discernimento, analisi e valutazione critica dei fatti e delle notizie è un compito fondamentale del servizio pubblico soprattutto in tempi di perdita di autorevolezza delle fonti istituzionali, di fake news e radicalismi.
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ART.1–punto1 La mission della Rai dev’essere, nella sua essenzialità, simile a un articolo della Costituzione. Pertanto: si suggerisce di spostare i punti 4, 5, 6, 7a dell’Articolo 1 in coda al primo paragrafo dello stesso articolo, in modo che la mission sia indicata all’inizio della Convenzione e, inoltre, sia raccolta in un unico paragrafo. In tal modo le finalità del servizio pubblico sarebbero identificabili con chiarezza, e distinte dai compiti di natura tecnica o puramente contingenti assegnati alla Rai perché possa perseguirli.
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ART.1-punto5 La società concessionaria ispira la propria azione ai principi di trasparenza, efficienza e competitività e deve predisporre un piano industriale, un modello organizzativo e un piano editoriale coerenti con la missione e gli obblighi del servizio pubblico………
Motivazione. La Rai attuale presenta un’architettura organizzativa che è frutto di una casuale sovrapposizione di brandelli di modelli precedenti, una sorta di stratificazione geologica: testate giornalistiche e reti convivono con strutture di genere (Fiction, Cinema, Education, Sport) in modo incoerente fino a generare continui conflitti di “incompetenze”. Il panorama aziendale ha le sembianze di un arcipelago sulle cui isole sorgono edifici monomediali, simili alle monadi di Leibniz, senza porte né finestre, scollegati gli uni dagli altri.
In altre parole, non si approda alla multimedialità giustapponendo nuove strutture monomediali a quelle che producono radio e televisione. Al contrario, soltanto una riorganizzazione per generi (informazione, cinema-fiction, intrattenimento, sport, cultura) o può assicurare l’interazione e l’integrazione orizzontale di tutte le strutture che ideano e realizzano programmi, servizi e prodotti per tutti i media, consentendo una pianificazione razionale, organica e interattiva dell’offerta.
Il passaggio dall’attuale organizzazione “per media” all’organizzazione “per generi” non è un mero problema d’ingegneria aziendale, ma la condizione necessaria per una riqualificazione delle professionalità (oggi solo monomediali) e, di conseguenza, della qualità dei programmi e dei prodotti.
Parafrasando McLhuan si potrebbe dire che ”L’organizzazione del medium è il messaggio”. Questi argomenti saranno certamente al centro del dibattito sul Contratto di servizio: tuttavia, sarebbe opportuno annunciarli nel punto 5 dell’Articolo 1.
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ART.1-punto 6 La società è garante della qualità dell’informazione secondo i principi di completezza, obiettività, indipendenza, imparzialità, pluralismo, promuovendo le pari opportunità tra uomini e donne e assicurando il rigoroso rispetto della dignità della persona e del discorso pubblico in tutti i generi della sua programmazione.
Motivazione. Il discorso pubblico, inteso come agire comunicativo argomentato (non suggestivo) è il terreno su cui si fonda l’etica della comunicazione. Il discorso pubblico dev’essere rispettato non solo nei programmi d’informazione ma anche in quelli d’intrattenimento la cui incidenza su valori, comportamenti, stili di vita e gusti dell’opinione pubblica è certamente maggiore rispetto ai notiziari.
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Punto 7, comma a – L’informazione deve altresì garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, inquadrandoli nel loro contesto, in modo da favorire la libera formazione delle opinioni.
Motivazione. Non è sufficiente assicurare la veridicità dei fatti: bisogna collocarli nel loro contesto politico, sociale e culturale.
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ART.3-Punto 1, comma c (La società concessionaria deve garantire) il sostegno alla creatività, all’innovazione, alla ricerca e alla sperimentazione per la realizzazione di programmi, formati, applicazioni e contenuti multimediali di qualità, anche con l’obiettivo della loro valorizzazione sui mercati internazionali;
Motivazione. La ricerca di nuovi linguaggi, forme espressive e stili narrativi dev’essere la prerogativa di un media di servizio pubblico che può sfruttare la sua relativa indipendenza dai vincoli di natura commerciale imposti dalla massimizzazione degli ascolti. In particolare, la Rai dovrebbe investire nella ricerca di format, applicazioni e servizi interattivi, ambiti in cui la Rai lamenta uno storico ritardo dovuto a una sottovalutazione del ruolo e dell’identità del servizio pubblico su Internet.
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ART.3-punto1, comma d (La società concessionaria deve garantire) un numero adeguato di ore di diffusione di contenuti audiovisivi e di siti web dedicati all’educazione, all’informazione, al giornalismo d’inchiesta e investigativo, al documentario sociale, al cinema del reale all’intrattenimento d’autore, alla formazione, all’alfabetizzazione digitale, alla promozione culturale…
…….la diffusione dei contenuti audiovisivi suddetti dovrà essere realizzata in modo proporzionato su tutti i canali, a partire da quelli generalisti, in tutte le fasce orarie, anche di maggiore ascolto e su tutte le piattaforme distributive non a pagamento di prodotti audiovisivi.
Motivazione. Fino agli anni ottanta la Rai si è distinta per l’attenzione mostrata alle realtà sociali e ai loro protagonisti. In seguito, si è preteso di rappresentare “il mondo della vita” negli studi televisivi dei talk show, dove le passerelle di opinioni e i sondaggi hanno preso il posto dei fatti. Per ristabilire un rapporto con la realtà bisogna investire e dare spazio nella programmazione a quei generi che rafforzano la missione civile del servizio pubblico come l’inchiesta e il documentario sociale. Al tempo stesso la Rai deve distinguersi dalle emittenti commerciali per la qualità dei suoi programmi d’intrattenimento, a partire da quelli più popolari. D’altronde proprio la Rai ha inventato quel genere che potremmo definire “intrattenimento d’autore” (si pensi a Mistero buffo di Dario Fo, a Indietro tutta di Arbore, ecc.).
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ART. 3-punto1, comma l La conservazione e la promozione degli archivi storici radiofonici, televisivi e multimediali, garantendo il più ampio accesso on line del pubblico agli stessi;
Motivazione. La creazione di Rai play rappresenta senza dubbio un salto di qualità nell’offerta multimediale della Rai. Finalmente ci si è resi conto che deve essere messo a disposizione di tutti l’immenso patrimonio delle teche: una doverosa ricompensa ai milioni di cittadini, di diverse generazioni che, pagando il canone, ne hanno consentito la nascita. Né bisogna trascurare la conservazione in vita dei siti web più significativi realizzati a partire dalla metà degli anni novanta. Arricchire e articolare la ricerca e l’offerta di questi materiali d’archivio vuol dire assicurare alle giovani generazioni l’accesso alla memoria storica e antropologica del nostro paese dal dopoguerra a oggi.
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ART. 3-punto 1 comma q La società concessionaria deve garantire la valorizzazione delle sedi regionali e dei centri di produzione decentrati, anche sulla base di quanto previsto dai contratti di servizio regionali, in particolare….
Motivazione. Il decentramento della Rai ha rappresentato una delle promesse mancate della riforma del 1975. Da allora le sedi regionali sono state considerate un fardello piuttosto che una risorsa. Per invertire questa tendenza, sarebbe opportuno affermare espressamente l’intento di volerle valorizzare.
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ART.3-punto1, aggiungere comma r Il sostegno attivo, attraverso lo sviluppo di specifici progetti, all’industria nazionale dei media in tutte le sue articolazioni; al sistema educativo nazionale; alle politiche internazionali implementate in ambito istituzionale; alla promozione e sviluppo delle Regioni e Provincie autonome, anche sulla base di quanto previsto dai contratti di servizio regionali. Per lo svolgimento di queste attività, la Rai s’impegna a presentare un bilancio sociale annuale, in linea con quanto stabilito dal Contratto di Servizio.
Motivazione. Il compito della Rai non si esaurisce nella produzione di programmi; pertanto è bene menzionare le attività di sostegno attivo e di valorizzazione del comparto industriale dei media, del mondo della scuola, ecc.
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ART.4–Commi 1,2,4,9 Si propone di sostituire il termine “partecipata” con il termine “controllata”.
Motivazione. Rai Way è una società controllata dalla Rai che detiene più del 50% delle azioni. Pertanto il termine “partecipata” oltre ad essere improprio lascia presagire un cambiamento nel controllo della società, della sua natura pubblica e, quindi, delle finalità da perseguire in quanto servizio pubblico.
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ART. 13 – Comma 1 aggiungere, alla fine del testo, le seguenti parole:
“Il contratto di servizio definisce i meccanismi necessari ad assicurare certezza e congruità delle risorse di cui sopra per l’intero periodo di vigenza”.
Motivazione Sarebbe opportuno prefigurare nella Convenzione un quadro di riferimento finanziario che consenta alla Rai di programmare in modo adeguato le proprie strategie d’investimento nel medio-lungo periodo.