«Non mi è stato torto un capello, ma quello che mi è successo è illegale». Gabriele Del Grande è finalmente libero, dopo 15 giorni di detenzione in Turchia. Per riportarlo a casa si sono mossi tutti, dalle istituzioni alla società civile che si è mobilitata riempiendo piazze e web al grido “Gabriele libero”. In silenzio, invece, si è mosso il ministro Alfano che questa mattina, all’arrivo del giornalista all’aeroporto di Bologna, ci ha tenuto a ringraziare il ministro degli esteri turco con il quale ha «whatsappato ogni giorno». Nonostante i due ministri si siano dunque sentiti costantemente, non è dato sapere il perché dell’arresto. «Controlli» ha detto Alfano. «Violenza istituzionale» sostiene il giornalista che ha aggiunto di essere determinato a ripristinare il diritto di circolare liberamente in Turchia, ovvero nella più grande prigione per i giornalisti che esista al mondo.
Alessandra Ballerini, avvocato di Del Grande, dei genitori di Giulio Regeni e di Andrea Rocchelli, si trova sul treno che la porterà finalmente da Gabriele. Neanche lei conosce i motivi per i quali il reporter è stato bloccato in un centro di detenzione così a lungo: «Non sappiamo nulla. Quello che a noi risulta ad oggi, è un fermo amministrativo e nessuna contestazione di reati. Una situazione particolare perché espulsioni dalla Turchia ci sono già state, ma credo che questa sia la detenzione più lunga mai verificatasi. L’espulsione dell’avvocato Barbara Spinelli (impegnata nel monitoraggio dei diritti in Turchia con particolare attenzione alla minoranza curda ndr), fu altrettanto grave ma non paragonabile perché in seguito al divieto di entrare in Turchia è potuta tornare in Italia dopo un giorno».
Sono 174 i giornalisti arrestati nel paese governato dallo strapotere di Recep Tayyip Erdogan, di cui 24 non sono turchi. A tutti loro Gabriele del Grande ha voluto mandare un saluto affettuoso; quello che ha visto lo scriverà nel suo prossimo libro, adesso che finalmente ha di nuovo il diritto di esprimere il suo pensiero. Per Ballerini, quel che più di ogni altra cosa ha reso la situazione inaccettabile è stato proprio il fatto di non riuscire a parlargli: «Fino a martedì 18 aprile gli sono stati addirittura vietati i contatti con l’esterno. Poi c’è il fatto che la visita con il console e anche con l’avvocato è avvenuta con un ritardo ingiustificato. Formalizzare la nomina dell’avvocato turco è stato particolarmente difficoltoso e quello che bisogna fare adesso è riuscire a parlare proprio con lui». Fino a ieri il legale Taner Kilic, ha fatto ripetutamente richiesta agli atti giudiziari che riguardano il caso di Gabriele. Accesso negato.
Quando Del Grande è atterrato in Italia ha detto: «Non mi è stato torto un capello, ma quello che mi è successo è illegale e adesso ci mobiliteremo insieme agli avvocati italiani e turchi». L’avvocato Ballerini vuole vedere in cosa esattamente consista l’espulsione perché «se c’è un divieto di rientrare nel paese si aprono due strade: Si può pensare ad un ricorso contro la Turchia e questa è la via interna. Altrimenti, c’è la possibilità di fare appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo».
Adesso che Gabriele è libero, non bisogna stancarsi di lottare. Il 2 maggio, alla vigilia della giornata per la libertà di espressione, Articolo21, Fnsi, Amnesty, Nobavaglio, l’Odg Lazio, Usigrai, saranno a piazza Montecitorio per continuare ad affermare che il diritto di informare e di essere informati deve essere rispettato: non solo in Italia e in Turchia, ma ovunque e per tutti i Del Grande ancora costretti al silenzio.