BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Considerazione e rispetto per la Comunità ebraica di Roma

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Gli ebrei sono presenti a Roma da 2000 anni, durante i quali sono stati discriminati, ristretti nel ghetto e destinatari di persecuzioni che sono culminate nell’obbrobrio del rastrellamento del ’43, cui seguì  la deportazione nei campi di sterminio da cui pochissimi tornarono. Solo l’avvento della Repubblica ha posto fine a queste nefandezze ed ha portato al riconoscimento della Comunità Ebraica come componente imprescindibile, cui si deve la massima considerazione ed un assoluto rispetto, della città di Roma e della sua popolazione.

Anche per questo è particolarmente dolorosa la decisione della Comunità Ebraica di non partecipare insieme a tutte le altre componenti della popolazione romana alla Festa del 25 Aprile in cui si celebrano la Resistenza e la Guerra di Liberazione  che hanno  restituito onore al popolo italiano e dignità e libertà a tutti/e i/le cittadini/e che abitano nel nostro paese, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.Anche ai cittadini ed alle cittadine di religione e/o discendenza ebraica.

La frattura che si è determinata va dunque sanata ed ha fatto bene  a mio avviso Fabrizio De Sanctis, il presidente dell’Anpi di Roma, ad auspicare dal palco del 25 Aprile a Porta San Paolo, che si ricomponga al più presto l’unità delle forze antifasciste e che il prossimo 25 Aprile veda un solo corteo con la partecipazione anche della Comunità Ebraica e della Brigata Ebraica alla quale non c’è alcun motivo di non rendere onore e la cui presenza alle celebrazioni della Liberazione  a Roma non è mai stata messa in discussione e tampoco contestata. Le contestazioni che vi furono nel 2014 al Colosseo furono nei riguardi della bandiera israeliana, non di quella della Brigata Ebraica. Vale la pena di ripeterlo, ancora una volta.

La ricomposizione non è solo auspicabile, è necessaria.  Bisogna lavorarci da tutte le parti. Non può avvenire che nella chiarezza per cui non si può non ribadire che nessun palestinese profugo a Roma e nessun militante a sostegno della causa palestinese ha  mai portato aggressioni o minacce a cittadini ebrei  e che non vi è la benché minima venatura  di antisemitismo nelle posizioni di chi avversa le politiche dello Stato Israeliano e parteggia per la Lotta di Liberazione del Popolo Palestinese. L’antisemitismo è altra cosa e  come afferma Moni Ovadia nelle lettera che ha indirizzato al Sindaco di Milano “è uno dei crimini più odiosi” che va combattuto con decisione,    Per  questo  è inaccettabile che    venga accusato di  antisemitismo chi ne è indenne, solo perché è critico delle politiche israeliane.

Nino Lisi

della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese


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