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Cesena, dal Cas all’Hub al Mini-Hub: la malaccoglienza genera odio

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LasciateCIEntrare, monitoraggio nelle strutture di accoglienza per richiedenti asilo della provincia di Cesena: un quadro disastroso, indegno di un paese civile. Il Report

Da circa 8 mesi la Croce d’Oro, iscritta nel Registro delle associazioni di volontariato, ha aperto due strutture nella Provincia di Cesena dedicate all’accoglienza dei richiedenti asilo. In passato la Croce d’Oro aveva gestito un centro per anziani presso una villa adattata all’occorrenza e sita presso località Macerone (Cesena), poi chiuso, a quanto risulta, per sovraffollamento e inidoneità igienico-sanitaria.
Da alcuni mesi stiamo monitorando l’accoglienza gestita dalla Croce d’Oro ed abbiamo avuto modo di parlare sia con persone delle comunità ospitanti che con richiedenti asilo fuoriusciti dai centri. Le testimonianze sono state registrate e firmate. A tutela di chi ci ha voluto rilasciare testimonianza non pubblicheremo i loro nomi.
Il quadro che viene mostrato è disastroso, indegno di un paese civile.
La Croce d’Oro gestisce due centri di accoglienza, che non hanno una qualificazione giuridica ben precisa, in due case di campagna da agosto 2016. Le località interessate sono Macerone e San Carlo.
Il primo (ospitava) ha ospitato fino alla prima settimana di marzo 69 persone; il secondo fino (ad un paio di settimane) a circa fine marzo 51 persone.
Le abitazioni si trovano distanti dai centri abitati, con pochissimi servizi di trasporto.
Zone in cui l’arrivo dei migranti ha già da subito determinato malcontento.
Eppure nella provincia di Cesena esistono buoni esempi di accoglienza gestiti dagli Enti Locali, che rappresentano una necessità in questo periodo in cui è così facile usare la mala accoglienza come scusa per scacciare o aggredire le persone in arrivo, svuotando totalmente il significato di asilo politico e togliendo valore a tutte le buone pratiche presenti sul territorio italiano.
Relativamente alle due strutture gestite dalla Croce d’Oro la situazione è la seguente.
A Macerone, fin dall’inizio, risulta che i gestori del centro non hanno distribuito i beni di base: vestiti, necessaire per il bagno, scarpe e cibo, motivo per il quale i richiedenti asilo si sono rivolti ad un’associazione di volontariato locale (Il Mantello di San Martino). Le richieste erano, tuttavia, sproporzionate per le possibilità della piccola associazione locale, motivo per il quale una delle volontarie si è rivolta ai Carabinieri per segnalare la questione, chiedendo spiegazioni e la possibilità di contattare i responsabili del centro. Richiesta che non ha in nessun modo risolto la questione. L’associazione Mantello si è sforzata, comunque, di fornire quanto richiesto (scarpe, merendine, vestiario).
All’inizio di settembre 2016 si sono creati dei piccoli conflitti tra i richiedenti asilo a causa della impossibilità dell’associazione di esaudire tutte le legittime richieste. Questa situazione ha fatto si che i carabinieri di zona intervenissero per qualche ora presso il centro Il Mantello, con la conseguenza che diversi cittadini si sono lamentati del “bighellonare di questi stranieri per il centro”.
L’associazione Il Mantello ha deciso, dunque, di chiedere un incontro al responsabile della Croce d’Oro, per avere chiarimenti. L’incontro si è tenuto intorno al 20 Ottobre, con la partecipazione degli abitanti della zona che hanno protestato contro il sig. Fanara (responsabile del centro) evidenziando questioni relative alla struttura: il sistema fognario della villa in cui sono alloggiati 69 richiedenti asilo (mese di Settembre) sarebbe, infatti, idoneo per 8 persone e pertanto la presenza di un numero ben più alto di ospiti determina un intasamento della rete fognaria con fuoriuscita di odori e materiale.
Risulta che nell’occasione il sig. Fanara abbia dichiarato che il centro è un mini-hub, cioè un centro di smistamento dei richiedenti asilo, in attesa di collocazione in strutture di accoglienza e per questa ragione la Croce d’oro fornirebbe solo vitto, alloggio ed assistenza sanitaria. Per quanto riguarda la presenza degli ospiti, risulta che fino ad un paio di settimane fa il centro ospitasse circa 50 persone, 10 delle quali da poco trasferite.
Dalle testimonianze forniteci da ospiti fuoriusciti dal centro di Macerone emerge che nessuno ha mai usufruito di un servizio di mediazione culturale e di orientamento legale, né ha mai seguito un corso di lingua italiana.
Non solo, appena ricevuto il permesso di soggiorno o la notifica di riconoscimento stati allontanati dal centro.
Le condizioni del centro ci riferiscono essere oltremodo precarie. Per oltre sei mesi le stanze sono state sovraffollate e almeno in 30 dormivano in un salone centrale.
E’ stato riferito inoltre che non sono state fornite posate e piatti sufficienti, non vi sono mobili dove poggiare le cose. Il cibo è scarso: sempre pasta e riso, né frutta nè verdura.
I richiedenti con i quali abbiamo parliamo raccontano che in cucina entra sempre acqua che viene dal bagno di sopra (rotto) e che spesso ci sono i topi.
Fino alla metà di febbraio 2017 c’erano solo due bagni per 69 persone, di cui uno rotto. Ci confermano che coperte e scarpe e giubbini per i mesi invernali li hanno ricevuti grazie all’associazione Mantello.
Nel centro di Macerone le persone si trovano da 8/9 mesi senza ricevere null’altro che: cibo (scarso), un letto e l’assistenza sanitaria di base.
Nel racconto della volontaria del Mantello e dei richiedenti asilo viene continuamente sottolineata la paura in cui si trovano gli ospiti dei centri.
L’altra struttura si trova in Località San Carlo. In passato vi erano due famiglie: una nigeriana e l’altra ghanese; la prima non si trova più nel centro perchè nel mese di gennaio la donna ha espulso il feto all’ ottavo mese ed è stata portata in ospedale per una grave emorragia.
Anche in questa struttura abbiamo raccolto testimonianze di ex ospiti che lamentavano totale mancanza di assistenza.
In data 28 marzo 2017 ci siamo recate in visita con l’On. Zampa presso questa struttura di San Carlo.
Si tratta di una casa a due piani, di incerta qualificazione giuridica, distaccata dal piccolo centro abitato di San Carlo, che gli ospiti raggiungono a piedi.
Al momento della visita, vi erano accolte circa 26 persone, tutti uomini di varie nazionalità: Nigeria, Ghana, Mali, Costa d’Avorio. Ci riferiscono che, fino a pochi giorni prima, era presente anche un gruppo di richiedenti asilo bengalesi, poi spostati, ma non ci vengono riferiti dettagli.
Pare che in precedenza il centro abbia ospitato fino a 51 persone.
Durante la nostra visita abbiamo trovato che al piano terra si stavano effettuando lavori di imbiancaggio. I secchi di pittura erano aperti e forse alcuni ragazzi del centro vi stavano lavorando, ma, per timore, al nostro arrivo si sono fermati. Nella struttura non c’erano responsabili e nessun operatore o membro dello staff. I richiedenti asilo che incontriamo hanno riferito che non ci sono mai operatori o responsabili. Hanno parlato con noi con estrema riluttanza e guardandosi continuamente tra loro. E’ assai probabile che abbiano ricevuto istruzioni precise di non parlare e si mostrano molto preoccupati delle conseguenze della nostra presenza li. Un gruppo di ospiti, infatti, ha preferito chiudersi in camera.
E’ stato loro spiegato che era presente una Deputata e pertanto potevano parlare liberamente.
Ci riferiscono che il tempo medio di permanenza è tra 7 ed i 9 mesi. Ci sono 5 stanze sovraffollate, in pochi metri quadrati vi sono letti a castello e materassi per terra. Vi sono due bagni per 26 persone. Una delle stanze a piano terra è addirittura senza finestre.
Nella struttura è alloggiata anche una coppia di richiedenti asilo ghanesi, che vive in una stanza separata accanto ad una cucina. La donna è incinta è piuttosto preoccupata, dice di avere una visita il giorno successivo e teme che se succede qualcosa oggi con il responsabile non ve la porteranno.
Le persone con cui abbiamo parlato ci dicono che sono tutti abbandonati lì e basta, se hanno un problema se lo risolvono da soli. Qualcuno viene ma solo per portare da mangiare. Il cibo dicono sia insufficiente: un pacco di riso di 5 kg al giorno per tutti ed una scatola di 3kg di salsa di pomodoro. Mangiano una volta al giorno.
Hanno comunque le tessere sanitarie ed i permessi per attesa commissione, da poco scaduti e di cui aspettano rinnovo.
Nel centro non si svolgono corsi di Italiano. Non ci sono mediatori e nessuno sta preparando l’intervista in Commissione. Se il centro fosse  un CAS dovrebbe fornire, oltre a corsi per l’apprendimento della lingua ed a figure di mediazione che possano sostenere le persone accolte, anche percorsi di orientamento su diritti e doveri del nuovo paese in cui i richiedenti asilo si trovano. Dovrebbero inoltre provvedere a fornire indumenti e tutto il necessario per l’igiene personale. I ragazzi ci hanno mostrato delle micro bustine di sapone per la doccia e per lo shampoo: si tratta di forniture che normalmente si trovano negli hotel. I ragazzi ricevono una bustina a settimana per lavarsi!
Non esiste alcun percorso di inclusione e nessun contatto con la comunità locale. Aspettano “solo” l’audizione in Commissione o la decisione.
Dopo la visita del 27 marzo 2017 e le varie testimonianze assunte, abbiamo deciso di inviare una richiesta formale alle Istituzioni per conoscere l’esatta natura delle 2 strutture, la qualificazione professionale della associazione Croce d’Oro, le attività programmate per gli ospiti e la capienza delle strutture.
Siamo in attesa di risposte.
Nel frattempo anche l’on. Sandra Zampa ha inviato al Prefetto di Forlì una richiesta di chiarimenti.
In questi giorni fervono i lavori all’interno del centro della Croce d’Oro. Pare siano arrivati letti, divani, sedie e vettovaglie. Accoglienza take-away.
Nazzarena Zorzella (Asgi)  
Yasmine Accardo (Campagna LasciateCIEntrare)​

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