Nove attentati negli ultimi due anni, 230 morti. La Francia sta pagando sicuramente un notevole prezzo alla strategia del terrore e soprattutto si sente indifesa. Certo non è facile difendersi da attacchi isolati, ma l’aspetto inquietante è che si tratta sempre di elementi ben conosciuti e forse sottovalutati. E’ il caso dell’ultimo protagonista, Karim Cheurfi, 39 anni, nato a Parigi, fermato l‘ultima volta alla fine di febbraio per evasione dai domiciliari e rilasciato. Un esaltato, violento, già condannato a 15 anni di carcere nel 2001 per aver sparato a due poliziotti, la sua ossessione. Aveva anche l’obbligo di sostenere cure psichiatriche, anche queste disattese, segno comunque di un cervello malato. Non è facile capire perché si tratta di azioni isolate che le puntuali rivendicazioni dell’Isis lasciano il tempo che trovano visto che il network del terrore indica come “martire” di Champs Elysees un certo Abu Yusuf al Beljiki, belga. Certamente non si tratta più, come in passato, di attentati coordinati, con un piano militare. Forse è cambiato qualcosa, forse l’Isis si sta disgregando. Un’ ipotesi da studiare attentamente. Ma l’interrogativo dei francesi adesso è un altro. Cioè quel kalashnikov quanto potrà influire sulle elezioni, così vicine?
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