Khudoberdi Nurmatov, attivista per i diritti umani e giornalista uzbeco residente a Mosca, è stato arrestato domenica e rischia di essere estradato in Uzbekistan dove andrebbe, con ogni probabilità, incontro al carcere e alla tortura. Da oltre un anno Nurbatov collabora col quotidiano indipendente russo “Novaya Gazeta”. Racconta fatti di politica interna uzbeca ma denuncia anche le condizioni agghiaccianti in cui vivono, a Mosca, i migranti dei paesi dell’ex spazio sovietico dell’Asia centrale. Secondo le autorità russe, in quanto privo di un passaporto valido, Nurbatov ha violato la legge sull’immigrazione e dunque è meritevole di espulsione verso il suo paese.
Secondo il diritto internazionale, invece, per il semplice fatto che ha presentato domanda d’asilo politico, Nurbatov non dovrebbe essere espulso, almeno fino a quando la sua richiesta non sarà stata esaminata. Nurbatov, infatti, è fuggito dall’Uzbekistan nel 2009 dopo mesi di pressioni da parte dei servizi segreti del paese che volevano reclutarlo come informatore. Ha raggiunto sua madre, che vive in Russia e ha passaporto russo. Vale la pena di ricordare che l’Uzbekistan è al 166° posto su 180 nella classifica di Reporter senza frontiere sulla libertà d’informazione: un paese nel quale la libertà di stampa è del tutto negata e dove chi prova a sfidare il governo finisce per essere torturato.
Tra Russia e Uzbekistan sono in vigore accordi di cooperazione in materia di sicurezza, grazie ai quali negli ultimi anni molti richiedenti asilo o addirittura rifugiati uzbechi sono stati rimpatriati da Mosca e sono immediatamente finiti in prigione.