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Rai: servizio pubblico in esclusiva per dieci anni e una mission che risponde a istanze di crescita civile. Il 30 marzo un convegno promosso da Articolo 21 alla Casa del Cinema di Roma   

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L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di Concessione del servizio pubblico alla Rai, e della relativa convenzione, è da considerarsi una gradita sorpresa perché dissipa, in un sol colpo, le perplessità e i timori e suscitati dalle reiterate proroghe della precedente concessione scaduta a maggio del 2016. Il dato più rilevante del testo è la conferma della “esclusiva alla Rai dell’esercizio del servizio pubblico, radiofonico, televisivo e multimediale per una durata decennale”.

Per propiziare la cancellazione della clausola di “esclusiva”, a partire dal 2013 sono scesi in campo personaggi influenti: tra questi, il viceministro Catricalà, Confalonieri e Cairo; lo stesso Ministro Calenda, richiesto, recentemente, di un parere sull’assegnazione di quote del canone ai privati, si era mostrato possibilista: “E’ un ragionamento che va fatto”. E’ del tutto evidente, quindi, che sull’esclusiva si è giocata, per diversi mesi, sottotraccia, una partita dagli esiti non scontati: un risultato positivo, quindi, di cui va dato merito al sottosegretario Giacomelli che ha sostenuto e difeso questa prerogativa determinante per l’identità del servizio pubblico, ma anche al governo Gentiloni che ha rispettato l’impegno di portare a termine la riforma della Rai entro il 30 aprile.

Anche lo schema di Convenzione tra lo Stato e la Rai presenta aspetti positivi di non poco conto. Prima di tutto la definizione della mission del servizio pubblico: “un servizio d’interesse generale volto a fornire un’informazione completa e imparziale, a favorire l’istruzione e la crescita civile, a promuovere il progresso e la coesione sociale, accrescendo la diffusione della lingua italiana, della cultura e della creatività”.
Inoltre, l’articolo 1 specifica che “l’informazione e i programmi devono ispirarsi ai principi d’imparzialità, obiettività e completezza, e che la concessionaria è tenuta a operare secondo i principi di trasparenza, efficacia, efficienza e competitività, e che debba predisporre un piano editoriale coerente con la missione e gli obblighi del servizio pubblico”.

Questi principi rispecchiano sostanzialmente quanto è emerso dalla consultazione pubblica svolta dal Mise – correttamente allegata allo schema di convenzione – ma anche dal concorso “Una nuova carta d’identità per la Rai” promosso da Articolo 21 ed Eurovisioni in collaborazione con il Miur e l’EBU e con il sostegno di quel vasto movimento riformatore che ha impegnato associazioni culturali e sindacali.

Altri aspetti di rilievo riguardano la possibilità per Rai Way di costruire impianti di diffusione, di collegamento e le relative infrastrutture. È previsto anche che “la partecipata RaiWay (in realtà, si tratta di un’azienda controllata, perché la Rai ne detiene e, si auspica, ne deterrà, la maggioranza delle azioni) realizzi impianti comuni con altri operatori per gli sviluppi a più lungo termine”.

Ora la convenzione passa nelle mani della Commissione di Vigilanza che ha trenta giorni per proporre eventuali emendamenti: proposte non vincolanti ma di cui difficilmente il governo potrà non tenerne conto. Restano, naturalmente, questioni spinose come gli squilibri di potere tra la figura dell’AD e il Consiglio d’Amministrazione, il riassetto organizzativo delle reti e delle testate, la definizione del piano editoriale generale (peraltro sollecitato nello schema di convenzione), il limite per i compensi degli artisti, la crescita e la mission del servizio pubblico sul web (finanziato dal canone? dalla pubblicità?).

Del testo della convenzione e delle prospettive dell’impresa-istituzione Rai, si discuterà Il 30 marzo alla Casa del Cinema di Roma, in un incontro promosso da Articolo 21 ed Eurovisioni, cui hanno aderito l’Adrai, la Fnsi, la Fondazione Di Vittorio, il Slc-Cgil e l’Usigrai, che vedrà la partecipazione di giuristi, membri della Commissione di vigilanza, del Governo, dell’Agcom e dei vertici aziendali della Rai: l’inizio di una sorta di Assise permanente che accompagnerà con spirito critico e costruttivo l’iter conclusivo della Convenzione, l’approvazione del nuovo contratto di servizio e la riorganizzazione, in chiave multimediale, della Rai.


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