Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, a 23 anni dal duplice omicidio rimane ancora da approfondire un’interessantissima pista investigativa mai considerata da magistrati e polizia giudiziaria, e piena di spunti e materiali per un serio giornalismo d’inchiesta, mai seguita da nessuna testata italiana. – Una pista che porta lontano dal traffico dei rifiuti e da quello di armi, per arrivare alla guerra nella ex-Jugoslavia (1991-1995) e alla violazione dell’embargo stabilito dalle Nazioni Unite nella vendita di armi alla Croazia, parte in causa della guerra e delicatissimo confine di mare con l’Italia e con l’Europa. –
Importanti contatti con il duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si troverebbero nelle pieghe degli atti giudiziari che portarono alla destituzione e alla condanna dell’ex presidente argentino Carlos Menem (poi assolto “ad personam” nel 2008, pur lasciando inalterato il castello delle accuse) ritenuto dai giudici la mente e il braccio del traffico di armi verso la Croazia durante la guerra nella ex-Jugoslavia: un traffico di armi (leggere e pesanti) diviso in sette spedizioni tra il 1991 e il 1995 mentre la Croazia si trovava sotto l’embargo delle Nazioni Unite a causa della guerra civile. Un traffico che veniva consumato su navi argentine che segretamente avrebbero effettuato scalo a Bosaso, nel nord della Somalia, dove le armi distratte dai depositi della difesa argentina sarebbero state sbarcate per poi essere reimbarcate su navi di un Paese terzo che scortate da imbarcazioni militari avrebbero avuto facile accesso oltre la linea di embargo stabilita dall’ONU per poi, nelle giuste condizioni ambientali, arrivare in mani croate.
A trarre i maggiori benefici di questa triangolazione sarebbe stata l’Italia che aveva la necessità di un confine “amico” con la Croazia durante la guerra. – Se fosse dimostrato il coinvolgimento italiano nello scandalo del traffico di armi Argentina-(Somalia)-Croazia ci troveremmo di fronte a uno scandalo politico, militare e diplomatico di proporzioni enormi, forse come mai prima, che coinvolge presidenti del consiglio (da Andreotti, 1991 fino a Ciampi, 1993-1994) ministri della difesa (da Rognoni, 1991 a Fabbri, 1994) e degli esteri (da De Michelis, 1991 fino a Andreatta, 1994) oltre che i vertici delle intelligence e della sicurezza.
Uno scandalo del quale Ilaria Alpi sarebbe venuta a conoscenza da una fonte qualificata dell’intelligence militare italiana (ex SISMI) in Somalia, e sul quale avrebbe lavorato a fondo per trovare le necessarie conferme e fonti durante la sua permanenza a Roma tra il primo e il secondo (fatale) viaggio in Somalia. –
Uno scandalo che non sarebbe mai potuto emergere nel 1994 perchè avrebbe messo in crisi le istituzioni italiane e diversi governi trovati in piena, gravissima, violazione dell’embago Onu al quale ufficialmente l’Italia aderiva come Paese NATO impegnato nella guerra. –
Altre tracce e fonti su questo traffico di armi e il realativo scalo intermedio in Somalia, si sarebbero potute trovare negli archivi delle Nazioni Unite e persino nella sede londinese dell’agenzia stampa REUTERS che aveva prodotto più di un report sulla Somalia per cercare di spiegare la morte di tre reporter dell’agenzia uccisi il 12 luglio 1993 a Mogadiscio, Dan Eldon, Anthony Macharia, Hos Maina insieme a Hansi Krauss di Associated Press. Documentazioni che la Commissione parlamentare d’Inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin rifiutò con incomprensibile tenacia di acquisire per essere studiate nei particolari.
Se questa fosse la strada verso la verità dell’efferato duplice omicidio, verrà comunque poi definitivamente sepolta dal governo Berlusconi (1994-1995), con Previti ministro della Difesa e Martino agli Esteri – Non sfuggirà quindi anche la scelta di Carlo Taormina fortemente voluto da FI come Presidente della Commissione parlamentare, dopo aver fatto di tutto per evitare che la Commissione si formasse. – (roberto di nunzio, giornalista. Già consulente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla Morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin) –
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