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Non diffamò Scopelliti. Respinta richiesta danni di 1milione di euro

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Dopo oltre 6 anni, il giudice ha considerato “intimidatoria” la citazione dell’ex governatore della Calabria contro i giornalisti Lucio Musolino e Paolo Pollichieni

Il Tribunale di Reggio Calabria ha rigettato la richiesta di risarcimento danni  da un milione di euro avanzata dall’ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, nei confronti dei giornalisti di Calabria Ora Lucio Musolino e Paolo Pollichieni. Dopo oltre sei anni, il 16 marzo 2017 il giudice civile Patrizia Morabito ha definito la richiesta come “abnorme e sproporzionata” , al punto da risultare “intimidatoria”. Non solo: ha condannato Scopelliti a pagare circa 23mila euro di spese legali. I due, all’epoca rispettivamente cronista e direttore del quotidiano, si erano occupati dell’inchiesta giudiziaria META sugli intrecci tra ‘ndrangheta e politica: nei loro servizi ricorreva frequentemente il nome dell’ex presidente della Regione.

Musolino e Pollichieni erano stati citati in giudizio civile il 22 novembre 2010 per diffamazione per alcuni articoli pubblicati sul quotidiano calabrese. Inoltre, a Musolino venivano contestati anche i suoi interventi in due puntate della trasmissione Annozero di Rai2, e la pubblicazione di un articolo sul profilo Facebook di un altro giornalista.

Per la dottoressa Morabito la richiesta di un milione di euro avanzata da Scopelliti è “totalmente infondata già alla lettura degli articoli, dei post informatici e delle dichiarazioni televisive denunciate”. Inoltre, essa è “rilevantissima, priva di riferimenti a qualsiasi parametro di liquidazione di danni da diffamazione correntemente determinato dalla giurisprudenza nazionale, idonea per la sua entità ad intimidire il destinatario”.

Citando e riportando fedelmente atti di indagini, provvedimenti giudiziari, dichiarazioni di pentiti, accertamenti di polizia giudiziaria, requisitorie di pm,  intercettazioni  – scrive il giudice – venivano messi in luce i rapporti “di conoscenza e i contatti fra soggetti accusati di far parte di consorterie criminali ed affaristiche e rappresentanti delle istituzioni locali, nonché i contatti con questi intrattenuti dallo stesso Scopelliti, o da altri soggetti, legati da comunanza di appartenenza a partiti politici o da funzioni”. Il giudice in più luoghi della sentenza ritiene dunque che gli interventi del giornalista non possano “suonare neppure lontamente come diffamazione o intento offensivo”. In sostanza, Musolino sì è attenuto a un “rigoroso dovere” del diritto di cronaca e del diritto di critica.

La FNSI ha tratto spunto da questa vicenda per insistere sulla necessità di approvare norme contro le querele temerarie, chiedendo al ministro di Giustizia di intervenire.

Sono diverse le occasioni in cui l’ex governatore della Calabria ha attaccato i giornalisti. Nel 2011 definì “cialtroni” i giornalisti che raccontavano i suoi guai giudiziari. (leggi) In particolare, Scopelliti, in un’intervista dell’ottobre 2010 a Calabria Ora, dichiarò al direttore Piero Sansonetti: “Ci sono giornalisti del suo giornale che il garantismo lo conoscono poco. Per esempio Lucio Musolino”. Calabria Ora licenziò  Musolino, che venne reintegrato con una sentenza del giudice del lavoro nel marzo 2011.

RDM


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