Metto insieme dei fatti accaduti a distanza di ore l’uno dall’altro. Carlo Tavecchio riconfermato presidente della Federcalcio, un giornalista della Gazzetta dello Sport nei fatti minacciato col danneggiamento della sua auto, il Napoli, in silenzio stampa in campionato, obbligato dalle regole Uefa a fare le conferenze pre e post partita col Real Madrid, e così a bocche scucite dall’Europa, al di là del precedente ordine della società, l’allenatore ha potuto parlare anche prima del match di campionato col Crotone, e ancora il presidente del Napoli, colui che aveva ordinato il tutti zitti ai suoi dipendenti, lancia invettive contro i giornali del nord.
All’inizio del nuovo mandato di Tavecchio c’è dunque un’enorme questione che riguarda i rapporti delle società di calcio italiane coi giornalisti e con le libertà e i doveri che gli operatori dell’informazione portano con sè in base all’articolo 21 della Costituzione.
Mi piacerebbe che i vertici della categoria rivolgessero alcune domande al presidente federale, ritengo questa una forma di solidarietà attiva verso Mimmo Malfitano, il collega della rosea nel mirino dei teppisti. La prima riguarda la responsabilità dei tesserati, sanzionati quando sparlano degli arbitri. E’ possibile che lo siano anche quando con dichiarazioni avventate espongono persone che fanno il loro lavoro, esercitando un diritto costituzionalmente garantito, al rischio di azioni criminose da parte delle frange peggiori delle tifoserie? E’ praticabile un monitoraggio congiunto della procura federale e degli organismi della categoria in maniera tale che, salvo il diritto di critica anche dei presidenti, ci sia un deterrente contro atteggiamenti che mettono in pericolo anche l’incolumità fisica dei giornalisti oltre il diritto dei cittadini di essere correttamente ( e quindi con chi scrive che sia libero e non minacciato) informati? E’ possibile capire perché la Uefa possa impedire il silenzio stampa e Federcalcio e Lega non ci riescano? Un’interlocuzione sarebbe veramente utile al calcio italiano e alla democrazia anche nello sport.