“Questo non è un paese per i “giornalisti giornalisti”, è un paese per i giornalisti impiegati”: recita così una frase di “Fortapasc”, il film che racconta la vita di Giancarlo Siani, uno che per fare il “giornalista giornalista” è morto trucidato dalla camorra poco prima di compiere 26 anni. Questa è la frase che mi rimbombava nella mente lo scorso 21 marzo, giornata in cui si commemorano le vittime delle mafie e si rivendica la forza e la legittimità della legalità, mentre intervistavo Gianni Stefano, sindaco di Casarano di Lecce.
Casarano: il paese che accoglie la redazione de “Il Tacco d’Italia”, il giornale fondato da Marilù Mastrogiovanni. Casarano è anche il paese d’origine della giornalista Mastrogiovanni che, pertanto, si trova costretta a misurarsi con la scomoda sorte di chi racconta la realtà, “la verità” del contesto in cui vive.
“I guai” della Mastrogiovanni iniziano quando avvia un’inchiesta sulla Sacra Corona Unita, in cui descrive con quali “complicità” sono mantenuti nella gestione del Comune i beni immobili di Augustino Potenza, – boss dell’omonimo clan ucciso in un agguato nell’ottobre del 2016 – sequestrati nel 2006 (e poi definitivamente confiscati) quando fu arrestato e rimase in carcere per sei anni.
All’indomani della pubblicazione di quell’inchiesta, il sindaco di Casarano fece affiggere dei manifesti in cui invitava la cittadinanza a “reagire” contro la giornalista. La Marilù, come la chiamano affettuosamente gli abitanti di Casarano, non demorde e continua la sua inchiesta. Poche settimane fa, entra in possesso di stralci di intercettazioni che comprovano il legame che intercorre tra il consigliere comunale Loris Luigi Stefano e la Sacra Corona Unita. Intercettazioni risalenti al 2012/2013 che, in prima battuta, erano state inspiegabilmente archiviate, nonostante gli espliciti contenuti. La Mastrogiovanni non ha dubbi sul da farsi: pubblica quella notizia. Il consigliere avanza le dimissioni e minaccia in maniera esplicita la giornalista, inviandogli un messaggio su facebook. Ed è così che intorno alla vita di Marilù si consolida la presenza delle forze dell’ordine.
Pertanto, l’inchiesta della Mastrogiovanni dimostra che il sindaco di Casarano è stato eletto con i voti della Sacra Corona Unita, poiché Loris Luigi Stefano era un consigliere della sua lista.
Il sindaco, dal suo canto, prende le distanze dal suo ex uomo di fiducia, asserendo di non essere a conoscenza dei legami che intercorrevano tra costui e la malavita salentina, ma si rende, ancora una volta, autore di un gesto pericolosissimo: punta il dito contro una persona, una giornalista, rea di aver scritto notizie che, a suo dire “molto spesso sono state utilizzate per determinate tesi personali, richiamando fatti e situazioni non rispondenti al vero.”
Il sindaco di Casarano legittima l’attendibilità di quei manifesti come “una posizione non contro la giornalista, ma contro un modo di fare giornalismo e contro un sistema: quello di svendere l’immagine di una città (…) pur riconoscendo il problema della criminalità non si può generalizzare, non si può buttare un intero tessuto economico, assolutamente sano nella sua gran parte, dicendo e generalizzando che tutto costituisce mafia e che tutto costituisce illegalità. Mi sembra che sia un fenomeno assolutamente importante da stoppare in qualsiasi modo.”
Un sindaco che attenta alla libertà di stampa e che mira a screditare ed isolare una giornalista, pur di fermare il suo lavoro, pur di spegnere i riflettori su quella realtà che definisce “artefatta”, ma che i dati a supporto dell’inchiesta della Mastrogiovanni rilanciano come “scomoda” e “veritiera”.
Un sindaco che esplicitamente minaccia l’incolumità di una persona costituisce un pessimo esempio per la comunità che rappresenta e non è un buon garante degli ideali ai quali la società civile ha bisogno di ispirarsi.
Un sindaco eletto con i voti della mafia, non è degno di indossare la fascia tricolore.
Per questo invito tutti i giornalisti d’Italia a rilanciare l’inchiesta della Mastrogiovanni e a sottoscrivere quest’articolo, per chiedere a gran voce il commissariamento del comune di Casarano per infiltrazione mafiosa.