Quando fai un giornalista in Egitto e vieni arrestato, di rinvio in rinvio puoi rimanere anche più di tre anni e mezzo in carcere senza essere processato: lo sa bene Mahmoud Abu Zeid, meglio noto come Shawkan, di cui abbiamo spesso parlato su questo portale. Ismail Alexandrani in prigione ci sta da 458 giorni e la prospettiva è di passarcene almeno altri 45: così ha deciso il 26 marzo un tribunale del Cairo, prorogando la sua detenzione per un altro mese e mezzo.
Alexandrani, 32 anni, sociologo e giornalista investigativo freelance specializzato nelle questioni della penisola del Sinai (questioni particolarmente sensibili in materia di sicurezza, data la presenza di gruppi terroristi e di bande criminali dedite al traffico di esseri umani) è stato arrestato alla fine del 2015 all’aeroporto di Hurghada, al rientro da un ciclo di conferenze in Germania. L’accusa nei suoi confronti è duplice: terrorismo e diffusione di notizie false. Alexandrani nega ogni addebito, sostenendo che i suoi articoli e le sue ricerche sono basati su fatti concreti.
Certo, i titoli e i contenuti di alcune sue pubblicazioni non devono essere stati visti di buon occhio dal governo del presidente al-Sisi: come ad esempio “Violenza in Sinai: la guerra dello stato contro la società e la produzione del terrorismo”, edito dalle Edizioni universitarie di Francia nel 2015. Nel novembre 2016 Alexandrani aveva ottenuto il rilascio ma, come avviene spesso in Egitto, la procura per la sicurezza dello stato si era opposta al provvedimento. Della vicenda di Alexandrani si stanno occupando gruppi egiziani e associazioni internazionali per la difesa dei diritti umani.