BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

A questo siamo: non tutto il Trump viene per nuocere

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Fin da quando si è affacciato sulla scena politica, e in un crescendo, il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump fa “notizia”. Si potrebbe liquidare il tutto dicendo che il suo motto par essere quello condensato nella famosa battuta di Oscar Wilde nel “Ritratto di Dorian Gray”: “Better to be spoken of badly than not spoke of at all”. Ma Wilde era a suo modo un genio; Trump, per i suoi atteggiamenti sguaiati, il suo “dire” e il suo “fare” volgari, potenzialmente (ma anche fattualmente) pericolosi, non è certo un genio; riconosciamogli una non comune abilità, questa sì: nel fare le cose sbagliate, e incarnare tutto quello che si aborre; una cartina al tornasole: ascolti quello che dice, vedi quello che fa, sei sicuro che occorre dire e fare l’esatto opposto. Da questo punto di vista, una garanzia.

Non è la prima volta che gli Stati Uniti vivono momenti in cui sembrano smarrire l’essenza stessa del loro essere: quei pilastri “scolpiti” nel “Federalist Papers”, gli 85 articoli scritti da Alexander Hamilton, James Madison e John Day per convincere l’assemblea dello Stato di New York perché venisse ratificata la Costituzione degli Stati Uniti. Cose scritte tra l’ottobre del 1787 e l’agosto 1788; e che ancora oggi conservano tutta la loro “freschezza”, validità e attualità.

C’è stato il periodo buio e cupo del maccartismo: quando il solo sospetto di essere simpatizzanti comunisti, di svolgere attività americane comporta emarginazione, vera e propria persecuzione. La commissione presieduta dal senatore Joseph R. McCarthy sottopone migliaia di persone a vigilanza. Funzionari governativi, personalità della cultura e dello spettacolo, ufficiali dell’esercito, sulla base di accuse in genere non provate, sono inquisite, “colpevoli” di minare “i fondamenti politici e ideologici della società americana”.  E’ la “la caccia alle streghe”: si giunge al punto che perfino Charlie Chaplin viene accusato di attività antiamericane. Un “clima” ben descritto da George Clooney: il suo “Good Night, and Good Luck” è la paradigmatica storia di resistenza” di Edward R. Murrow, coraggioso anchorman della CBS che con la sua campagna di denuncia giornalistica contribuisce a liberare gli Stati Uniti dal fanatismo maccartista. Insomma: il “sistema” crea anticorpi e antidoti al veleno che lo stesso “sistema” ha generato.

Ci risiamo oggi. Quello che Trump dice e fa non dovrebbe stupire. Chi lo ha votato non può dire: “non sapevo”, “non credevo”, “non immaginavo”. Trump ha sempre detto quello che ora cerca di fare: le sgangherate iniziative di politica estera; la minaccia ai diritti civili e umani; la “codificazione” della pratica della tortura; la caccia indiscriminata all’immigrato… Tutto annunciato, tutto promesso. E neppure sono esenti da colpa i tanti, che pur oggi protestano, ma a tempo debito si sono rifiutati di andare a votare; e con il loro non voto hanno, di fatto, “aiutato” Trump e contribuito a farlo diventare “inquilino” della Casa Bianca.

Anche questa volta, la scommessa è negli anticorpi, nell’antidoto. Sono essenzialmente due. Il primo è riassunta nella epigrafe che da qualche giorno compare sulla testata della “Washington Post”: “Democracy dies in darkness”, la democrazia muore nell’oscurità. La Washington Post ci ricorda che indiscutibile è il diritto alla conoscenza; il diritto alla possibilità del controllo degli atti, dell’operato del Potere; la possibilità di sapere cosa si fa e viene fatto in nome del Popolo.
Il secondo antidoto si chiama diritto. Conforta che un giudice dello stato di Washington e con lui, a ruota, altri, abbiano ricordato al presidente Trump che si: è presidente in virtù di un voto democraticamente espresso; ma che anche, e soprattutto, soggetto al diritto, alla Costituzione.

Diritto alla conoscenza; diritto al diritto. “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico: io vivo altrove, e sento /che sono intoro nate le viole…”, recita la pascoliana “L’Aquilone”; vale a Washington, ma anche a Londra, Parigi; e Roma, naturalmente. Il diritto alla conoscenza e il diritto al diritto sono il “nuovo”-“antico”, universale contravveleno: per quel che riguarda Trump; ma vale anche in Europa, e in Italia. Lo vediamo ogni giorno, e quanto, ci sia necessità di fare nostro quel “Democracy dies in darkness”; da accompagnare, alla Murrow,  con un “Good Night, and Good Luck”.


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