La lista di proscrizione presentata dal giornalista pubblicista Luigi Di Maio, nei confronti del quale sono stati presentati diversi esposti all’Ordine dei Giornalisti della Campania, impone una serie di riflessioni. La proposta di legge è ferma al Senato da troppo tempo ed è un ritardo preoccupante. NoBavaglio, al fianco della Fnsi e di Articolo 21 e della neonata componente romana Controcorrente, ha sempre sostenuto le battaglie a difesa dei diritti fissati dall’articolo 21 della Carta costituzionale, a sostegno della libertà di espressione e di informazione. Le minacce rivolte ai cronisti e le cosiddette “querele temerarie” sono sempre più frequenti, rischiano di diventare un vero pericolo per il diritto di cronaca. L’approvazione di quella legge che possa difendere il diritto di informare e l’articolo 21 della Costituzione deve farci mobilitare nuovamente, per non farla cadere nell’oblio. Siamo preoccupati di fronte all’imperversare di questi nuovi gestori del potere che cercano di mettere il bavaglio all’informazione. Nessun Ordine può accettare liste di proscrizione, non sono accettabili in uno Stato di diritto. Nobavaglio è una rete nata nel 2015 con l’intento di difendere un giornalismo indipendente e siamo pronti a contrastare qualsiasi tentativo di delegittimare i giornalisti. Le continue minacce ai colleghi, i casi di Federica Angeli e Paolo Borrometi, costretti a vivere sotto scorta e sotto sorveglianza, rappresentano il campanello d’allarme di un fenomeno dilagante, del tentativo di intimidazione e aggressione contro chi cerca di scavare con l’indagine giornalistica per scoprire la verità. Ci vuole una legge che annulli il pericolo delle “querele bavaglio”. Tutte le forze politiche che hanno a cuore la libera informazione devono essere sensibilizzate nella difesa dell’articolo 21 della Costituzione.
Le querele temerarie hanno lo scopo di “avvertire” preventivamente il cronista sui pericoli a cui andrebbe incontro scontrandosi con chi evidentemente ha potere e risorse per tentare di mettere bavagli a chi ha il dovere della completezza dell’informazione. Il nostro appello si rivolge al senso di responsabilità di chi è chiamato a rappresentare le istituzioni democratiche, affinché si ponga un argine nei confronti di chi adotta comportamenti lesivi della libertà dell’informazione.