È in corso un generale sommovimento delle forze politiche italiane. La questione è seria, i partiti pur nella loro crisi rimangono l’ossatura della nostra democrazia. Prosperati entro la cornice sicura degli Stati nazionali, perdono peso in un mondo in cui i veri padroni sono sempre di più forze globali eminentemente economiche. Naturalmente, se questa è la lotta, dare forza alla democrazia è vitale per tutte-i. Le vicende che si dibattono sotto gli occhi di tutti noi attengono quindi alla nostra vita, quali valori, quali scelte, quali soluzioni ai problemi del Paese, verranno fuori da questi rimescolamenti. Non si possono guardare queste vicende con occhi indifferenti ma si possono anche vedere le persone che sempre ci sono dietro ogni processo storico-politico. Ecco che appare il melodramma, arte in cui l’Italia ha sempre primeggiato e la Commedia dell’Arte. Ci sono i Padri buoni e sentenziosi, i nonni incattiviti e un po’ distaccati e ridanciani, i bulli trumpisti, e c’è il rancoroso, il vendicativo, il meditabondo, il colto, il buono, non ho visto cattivi perché un po’ tutti sono incattiviti. Ci sono abbracci che preludono il distacco e sguardi infuocati dalla collera, insomma un enorme psicodramma. Si, la politica è anche questo, ma per essere una rappresentazione vera del nostro Paese i protagonisti non possono essere tutti maschi, non che non ci siano parole di donne, ma, con l’unica eccezione di Meloni, la scena è ad una dimensione. Questo significa due cose: o che c’è davvero il proclamato distacco tra politica e società, perché nella società le donne ci sono, oppure che le donne che sono in politica non sono del tutto autonome. Questo pone un problema sia alle donne dei partiti che alle altre, è tempo di prendersi la piena responsabilità della cosa pubblica così maltrattata. Fatemi ripetere, se posso, Se non ora quando?