Nell’ambito delle iniziative previste durante “ilviaggiolegale” della Mehari di Giancarlo Siani in Emilia Romagna, organizzate da Filt-Cgil, Caraco’, Libera, Comitato IoLotto, Cgil-ER, CNAFita, si svolgerà martedì 21 febbraio, alle ore 16,00, nella Sala Consiliare del Quartiere Navile, a Bologna, un seminario nel quale si affronterà la questione del riconoscimento di benefici di legge anche per le vittime della criminalità comune, oltre a quelli già garantiti alle vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e del dovere.
Vi prenderanno parte Daniele Ara, presidente del Quartiere Navile, Mirto Bassoli, segretario regionale Cgil dell’Emilia Romagna, Domenico Ciruzzi, del comitato scientifico della Fondazione Pol.i.s., Alfredo Avella, presidente del coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità, Daniele Tissone, Segretario generale Silp Cgil, Luciano Silvestri, responsabile legalità e sicurezza Cgil nazionale e Giacomo Lamberti, componente esperto del coordinamento campano che presenterà delle slides di analisi e comparazione sulla legislazione esistente a tutela delle vittime, con il supporto di Paolo Miggiano, della Fondazione. Coordinerò i lavori come presidente del comitato scientifico della stessa Fondazione.
Ci sembra assurdo il fatto che, almeno fino all’anno scorso, non siano stati adottati seri provvedimenti legislativi che prendessero in considerazione le vittime della “cosiddetta” criminalità comune, le cui pallottole uccidono o feriscono persone allo stesso modo delle altre riconducibili ai clan. Per dirla più efficacemente “non è possibile che la qualità o “l’appartenenza” di un “bastardo che spara” determini la possibilità o meno per la vittima della sua violenza di avere almeno forme di riconoscimenti e di aiuto da parte dello Stato”. E ciò anche in considerazione del fatto che una Direttiva europea del 29.4.2004 impone agli Stati membri di adottare strumenti di risarcimento “equo ed adeguato” per tutte le “vittime di reati intenzionali violenti”. Tant’è che l’Italia incorre in procedure d’infrazione.
Parleremo di “proposte inascoltate e di contraddizioni legislative”. Già dal 2013 si era lavorato alla elaborazione di una proposta di legge che affrontasse la questione, affiancandone una seconda sulla specifica questione del “quarto grado”, di cui spiegheremo il senso. Le proposte , messe a punto dall’ufficio legislativo dell’on. Valeria Valente, venivano firmate da altri 30 parlamentari e presentate alla Camera dei deputati il 16 aprile del 2014. In questi tre anni le proposte non sono mai state calendarizzate per il dibattito in Aula, nonostante l’attenzione espressa sulla questione dalla presidente Laura Boldrini, proprio durante il viaggio della Mehari a Roma, quando incontrammo e sensibilizzammo anche il presidente del Senato, Pietro Grasso.
Nel frattempo il 7 luglio del 2016 è stata approvata la legge 122, proprio per evitare la procedura d’infrazione a cui abbiamo accennato ed altre in corso su altre questioni.
Di fatti quella legge fa riferimento alle vittime di reati intenzionali violenti e si propone di colmare la lacuna di cui abbiamo detto. Ma a nostro avviso non affronta compiutamente il problema di un risarcimento “equo ed adeguato” i motivi che illustreremo, avvalendoci dei pareri di Michele Scudiero, professore emerito di diritto costituzionale e dell’Avvocato Domenico Ciruzzi, entrambi autorevoli componenti del comitato scientifico, insieme ad Annacostanza Baldry, Raffaele Felaco, Maurizio Cinque, Gianpaolo Capasso, Isaia Sales, Ottavio Lucarelli e lo stesso Giacomo Lamberti.
Il primo approccio è stato severamente critico. Successivamente il Comitato, pur non rinunciando del tutto a valutare la possibilità di un esame parlamentare per le proposte di legge con tanta fatica elaborate, in considerazione della novità legislativa intervenuta, ha preso in esame la possibilità di proporre delle modifiche alla stessa ultima legge 122/2016, che presenteremo. Ci troviamo indubbiamente di fronte ad una assoluta disparità di trattamento tra le diverse vittime. Vogliamo discuterne insieme, immaginare soluzioni e proposte. Ciò che certamente non possiamo fare è rimanere indifferenti!