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Un altro colpo alla mafia dei Nebrodi

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Ci sono nove fermati per le minacce della mafia dei Nebrodi :al centro delle indagini c’è la violazione del “protocollo” Antoci. Così la famiglia catanese Santa Paola-Ercolano era riuscita a ad accedere ai contributi per l’agricoltura emessi dall’Unione europea senza dover presentare la certificazione antimafia che il presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci ha reso obbligatoria per l’accesso ai finanziamenti.

Tra i fermati ci sono i reggenti delle due famiglie criminali, Giovanni Pruiti, fratello di Salvatore (condannato all’ergastolo) e Salvo Catania, (boss di Bronte).
“E’ un duro colpo assestato ad importanti famiglie mafiose. Apprendo inoltre che tutto questo è collegato dal Protocollo di legalità – ha dichiarato Antoci – Sono contento per il progresso di legalità che stiamo portando avanti in Sicilia, contro un malaffare che durava da anni e che toglieva dignità agli agricoltori di tutta Italia ed agli allevatori onesti.”

Il protocollo dei Nebrodi è il primo atto che allarga il processo di legalità a tutta Italia facendola diventare legge dello Stato. Proprio l’anno scorso Antoci fu vittima, illesa, di un agguato con colpi di fucile sparati contro la sua auto blindata. “La mafia dei Nebrodi subisce un duro colpo con l’arresto di Giovanni Pruiti e Salvatore Catania. Il protocollo dei Nebrodi – ha affermato da parte sua il senatore Lumia, componente della commissione Antimafia – è il primo atto che prevede la rescissione dei contratti di affitto dei terreni sui quali le cosche hanno costruito un giro di affari superiore quello della cocaina. Per anni i boss dei territori hanno agito indisturbati, senza che nessun riflettore e nessun intervento dello Stato li avesse mai sfiorati.”

“Nessuno si illuda che la storia finisca qui – ha proseguito Lumia – C’è ancora molto da fare. I nomi e i cognomi dei boss li abbiamo denunciati nelle piazze dei comuni dei Nebrodi e sono contenuti negli atti parlamentari. Adesso è necessario portare avanti il cammino avviato, investendo sempre di più sulla repressione e sullo sviluppo, perché solo così si può vincere e lo Stato può dimostrare di essere più forte di Cosa Nostra.”

L’indagine coordinata dalla Procura distrettuale di Catania ha avuto un’accelerazione con i fermi per il rischio di gravi intermediazioni o violenze nei confronti delle vittime.


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