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Stato d’emergenza in Venezuela

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Il tracollo economico che affligge la nazione leader di ALBA (Alianza bolivariana para América Latina y el Caribe) minaccia anche la comunità italiana, la seconda, dopo la Spagna, di radice europea residente in Venezuela. Un’emergenza economica, sanitaria e sociale, che colpisce inevitabilmente il ceto medio-alto che la contraddistingue.

Svalutazione e farmaci

Dal 2013, anno in cui il delfino di Hugo Chàvez, Nicholas Maduro, fu insediato al governo dopo la morte del suo predecessore, la moneta nazionale, il Bolivar (Bs), è coinvolto irreversibilmente in una spirale svalutativa che va di pari passo all’inflazione, fibrillata al 720%, per scendere poi tra 550 e 650%. Il cambio ufficiale è però di circa 11 Bs per un euro. Bolivar.webloc Questa enorme differenza, ha falcidiato le pensioni dei nostri connazionali in regime contributivo, condivise tra INPS ed ente previdenziale venezuelano. Difatti l’ente italiano, sul minimo riconosciuto di 27.000 Bs, calcolando un equivalente di 2700 Usd o 2500 Eur, integrava al malcapitato la quota irrisoria di 8 dollari. Solamente lo sforzo dell’ambasciata italiana a Caracas, riuscì a modificare la cifra, in base al cambio statale intermedio, basato su il tasso d’inflazione. Ora 27.000 Bs sono divisi per 630, pari a 43 euro. Di conseguenza, da 1 gennaio 2017, l’Inps riconosce al pensionato un’integrazione più congrua, 400 – 600 euro, secondo i parametri contributivi. Così facendo, anche una pensione minima di 400 euro, può essere convertita in una cifra largamente superiore alla media nazionale, considerando che un Prof universitario non prende più di 100.000 Bs. mensili.

Il problema sanitario rimane il nodo scorsoio del Paese e della nostra comunità, che il registro ufficiale AIRE (Associazione Italiana Residente Esteri) quantifica in 160.000 residenti. In realtà, calcolando il resto della cittadinanza italo-venezuelana, includendo anche coloro senza doppio passaporto, il totale oscilla tra uno e due milioni, il 5% circa dell’intera popolazione. La sanità pubblica era un vanto ai tempi di Chàvez, finanziata dai proventi petroliferi, quando il greggio viaggiava a quota 120 al barile, in sintonia con l’economia intera. Con il crollo al minimo storico di 42 dollari, risalito poi a 50, in contemporanea con l’estrazione statunitense dai nuovi pozzi texani, il servizio sanitario ha subito in maniera drastica la crisi generale. L’allarme destato dai decessi di un nostro funzionario e due familiari per mancanza di coagulanti e l’attuale penuria del Paese, ha portato a un’interrogazione parlamentare de l’On. Casini, in seguito al rifiuto del governo venezuelano di permettere l’entrata di un container di medicinali dall’Italia. Caracas nega che vi sia in atto un’emergenza sanitaria. Una situazione simile a quella brasiliana, dove fare una risonanza in strutture pubbliche anche in regime di pronto soccorso, può portare ad attese di 6/8 settimane, mentre in clinica è immediata, al costo di 650 Reais, circa 200 euro.

Last, but not least, la recrudescenza criminale per le strade, che ha riportato Caracas indietro nel passato pre-Chàvez.

Ucciso, durante una rapina nella sua abitazione, un nostro diplomatico; agguati continui, di cui è stato oggetto anche il nostro ambasciatore.

Il fattore cruciale che espone in maniera negativa la comunità italiana agli occhi delle autorità, è la simpatia di una larga maggioranza (il 90% pare) per l’opposizione. Antonio Ledezma, sindaco della Gran Caracas, e figlio d’immigrati salernitani, è, dopo Lopez, il detenuto politico più celebre. Brigitte Mendoza, studentessa venezuelana che aveva consegnato a Bruxelles una petizione a denuncia di violazioni dei diritti umani, è stata arrestata al suo rientro, e rinchiusa in un carcere militare, con l’accusa gravissima di terrorismo. Legali e familiari non possono per ora avvicinarla. Studentessa.webloc


Interrogativi inquietanti

La restrizione dei diritti civili, e le incarcerazioni di massa, sono effetti collaterali dello “stato d’eccezione” che il governo ha dovuto proclamare a causa degli scontri che hanno causato decine di morti tra polizia e dimostranti nel 2014, i cosiddetti guarimbas, provocati anche dall’indebita ingerenza dell’OAS (Organizzazione Stati Americani) di patrocinio USA, e dell’ONU stesso. La gravissima crisi economica che sta attanagliando il paese, e la conseguente mostruosa inflazione, causate non solo dal crollo del crudo, ma anche dal mercato nero e dal sabotaggio dei grandi distributori di derrate alimentari, sta colpendo duramente le imprese italiane, verso le quali il governo è insolvente per la cifra iperbolica di quasi 3 miliardi di dollari. Le classi disagiate, che Chàvez aveva emancipato dall’analfabetismo e dalla fame, fornendo loro anche assistenza sanitaria gratuita, stanno ritornando alla miseria di un passato non troppo lontano nei ricordi.

Tra Italia e Venezuela, i rapporti van deteriorandosi, dopo la mozione di Casini approvata dal Parlamento, e il recente intervento di Alfano Alfano.webloc
Segnali che non fanno presagire nulla di buono, rischiando di vanificare la posizione super partes di Federica Mogherini, che nel 2014 ha cercato di spegnere i focolai di tensione tra governo e opposizione, e l’incontro di Papa Bergoglio con Maduro di ottobre 2016. Se gli sforzi diplomatici di questi giorni dovessero fallire, i nostri connazionali rischierebbero di pagarne lo scotto duramente.

 

(pubblicazione originale da il Fatto Quotidiano Blog de Il Fattonline.webloc)

Precisazioni

Ho ricevuto diverse segnalazioni, attraverso cittadini italo-venezuelani da Caracas, riguardo contenuto della pubblicazione originale, che ritengo doveroso evidenziare in quest’appendice. In particolare, riporto i punti salienti dell’intervista fatta dal periodico Contrapunto al documentarista italiano Michele Calabresi, che cita i fatti venezuelani dal 2009 al 2013, anno della successione di Maduro al governo. Le critiche che egli muove, sono principalmente sul piano economico; cioè sull’accentramento della produzione petrolifera, che, se nel periodo di massima ascesa del prezzo-greggio ha consentito di accumulare risorse ai fini del welfare sociale, poi però duramente ha penalizzato la produzione agricola, con il risultato di favorire in quegli anni l’importazione degli alimenti, fino a un picco del 70%.
Con la caduta del prezzo del crudo, è iniziato il crollo import, fino alle conseguenze odierne.

L’imposizione governativa di prezzi minimi per la vendita delle derrate, secondo altre testimonianze, ha portato poi a quella serrata della distribuzione, che sta ulteriormente affamando la gente. Il crescente militarismo, ha causato anche restrizioni alle organizzazioni internazionali, fermo restando che violenze e intolleranze sono avvenute da entrambi le parti in conflitto, e ci sono stati atti estremi di violenza da parte dell’opposizione più radicale. Allo stato attuale, secondo molti, Provea rimane l’Ong locale più credibile a difesa dei diritti umani.
Per finire, a riguardo dello stato crescente della criminalità nel Paese, il picco maggiore si è registrato nel 2006, con 16.000 omicidi. Da allora, l’ufficio di statistica ha smesso di pubblicare dati ufficiali.


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