Sulla riforma della Rai è calata, da diversi mesi, una densa nebbia. Nel tentativo di diradarla le rappresentanze sindacali di lavoratori, giornalisti e dirigenti della Rai chiedono un urgente incontro con il Ministro Calenda e il Sottosegretario Giacomelli. Obiettivo: fare luce sul rinnovo della Concessione, la mission del servizio pubblico e l’assegnazione delle risorse. L’iniziativa è di rilevante importanza perché nel chiedere conto delle questioni irrisolte è implicita una chiara indicazione sul modo giusto di affrontarle. La fermezza dei toni lascia anche presagire una possibile mobilitazione. Pertanto, siamo convinti che, d’ora in poi, sarà difficile per il Governo perseverare nella politica dei rinvii e delle misure contraddittorie.
Articolo 21 ha promosso, a partire dal 2013 una consultazione pubblica sulla mission della Rai coinvolgendo migliaia di studenti, organizzando convegni e cicli d’interviste. La lettera dei sindacati – che pubblichiamo di seguito – è per noi una ragione di più per mantenere aperto il confronto sul futuro del servizio pubblico. Contiamo, pertanto, di organizzare un nuovo convegno, da tenersi nel prossimo mese di marzo, che abbia come protagonisti governo e opposizioni, rappresentanze sindacali e vertici aziendali.
Roma, 20 febbraio 2017
Al Ministro dello Sviluppo Economico On. Carlo Calenda
E, p c.
Al Sottosegretario alle Comunicazioni On. Antonello Giacomelli
Oggetto: richiesta d’audizione sul servizio pubblico radiotelevisivo
Le scriventi OO.SS. Le richiedono un incontro urgente per chiarimenti in ordine alle tematiche di seguito descritte.
- A seguito dell’inserimento di Rai, da parte dell’Istat, nell’elenco delle pubbliche amministrazioni, potrebbero configurarsi una serie di effetti di carattere gestionale e funzionale su materie essenziali come:
- reperimento e assunzione del personale,
- applicazione dei contratti di lavoro,
- riferimenti associativi e sindacali,
- modalità di ricorso ad appalti e acquisti di beni e servizi.
A tal riguardo ci sembra insufficiente quanto stabilito per l’anno 2017 dal decreto milleproroghe.
- A seguito della pubblicazione della legge 26 ottobre 2016, n. 198 che ha istituito il fondo per il pluralismo, si è definita la durata della concessione di servizio pubblico (10 anni), le modalità e la tempistica per procedere all’assegnazione ad ogni scadenza. Questa norma che deve essere resa operativa attraverso un atto della Presidenza del Consiglio, non identifica la Rai come unica concessionaria di servizio pubblico, cosa che invece avviene per i paesi aderenti all’Unione Europea. Visti quelli che sono i termini di assegnazione, proroga sino al 30 aprile 2017 e valutazione della Commissione Parlamentare per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, sarebbe di nostro interesse conoscere i termini di tali valutazioni.
- Una serie di interventi normativi, a partire dalla legge n. 89 del 2014, hanno modificato i presupposti di funzionamento del servizio pubblico radio televisivo, nonostante questo, ancora oggi non abbiamo definita, a seguito dell’abrogazione degli art. 17 e 20 della L. n. 112 del 2004 e l’art. 50 della L. n. 177 del 2005, la missione del servizio pubblico radio televisivo, tema che si somma al mancato rinnovo del contratto di servizio pubblico dall’anno 2013.
- In ultimo il tema delle risorse pubbliche a disposizione della Rai.
Alla fine di febbraio 2017, ad esclusione di quanto dichiarato in comunicati stampa ufficiali dall’Agenzia delle Entrate che parlano di 2.100 ml di euro lordi e il dato riportato a novembre 2016 del Ministero dell’Economia e Finanze 1.795 ml di euro lordi, non vi sono certezze sull’ammontare del gettito del Canone Rai per l’anno 2016. Questo ritardo sta inevitabilmente incidendo sulle scelte d’investimento e sulla capacità produttiva dell’azienda.
Ad oggi non esiste un Piano Industriale della Rai congruente con la vigenza dell’attuale vertice aziendale.
Da sempre le scriventi hanno sostenuto ogni iniziativa del legislatore diretta a ridurre l’evasione e modulare il prelievo tenendo conto del reddito degli utenti sempre al fine di garantire le giuste entrate al servizio pubblico radio televisivo.
Quindi riteniamo positiva l’idea d’inserire il canone in bolletta elettrica, mentre non condividiamo, anzi riteniamo pericoloso, che tali provvedimenti siano stati adottati nell’ambito delle leggi di bilancio dello Stato, proprio perché tale scelta cancella il vincolo posto alla politica con l’identificazione di una tassa di scopo, vincolo pensato per salvaguardare l’autonomia del servizio pubblico radio televisivo.
Inutile dire che Le scriviamo perché l’insieme di queste questioni ci preoccupa sia in ordine alla tenuta del servizio pubblico radio televisivo, sia ai livelli occupazionali.
In particolare vorremmo avere certezza:
- sul mantenimento della Rai come concessionaria unica del servizio pubblico radio televisivo;
- sulla identificazione della missione di servizio pubblico radio televisivo;
- sulla possibilità per la Rai di competere sul mercato radio televisivo con regole certe e non invalidanti;
- sul futuro della controllata Rai Way;
- sulla persistenza delle sedi regionali con il loro ruolo informativo locale;
- sulle risorse pubbliche a disposizione della Rai che devono essere sufficienti per la piena attuazione della missione di servizio pubblico radio televisivo e certamente non inferiori a quelle realizzate nel 2013 attraverso il vecchio sistema di prelievo.
Infine riteniamo essenziale che le risorse non possano subire di anno in anno scelte politiche di ridimensionamento, questo per garantire l’autonomia e l’indipendenza dalla politica e dal Governo.
In attesa di un riscontro Le porgiamo cordiali saluti,
Le segreterie nazionali
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