Giornalismo sotto attacco in Italia

Post-verità: istruzioni per l’uso

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Carlo Verdelli

Dal punto di vista strettamente etimologico, non ha molto senso: “post-verità” implicherebbe che c’è stata una verità e poi è successo qualcosa che ne ha modificato o alterato il senso. Tipo, “post-parto” , “post-trauma”, “post-laurea”. Soltanto che parto, trauma, laurea sono fatti realmente accaduti, quindi certi e immutabili. Il “post”, cioè il dopo, è variabile ma non intacca il fatto che lo precede.
Quindi, nel caso della “post-verità” siamo in presenza di un’espressione che sta diventando di gran moda ma che, appunto nella sua essenza etimologica, è fuorviante. Di verità, nella “post-verità”, non c’è ombra. Magari di verosimiglianza, ma neanche sempre. Il che non significa che la “post-verità” non esista e che non meriti l’attenzione che sta riscuotendo. Però forse si dovrebbe inventare un altro modo per descriverla. Il fenomeno di cui si dibatte non parte da un fatto assodato (verità) che poi subisce distorsioni tali da renderlo falso (post). Anzi, il fenomeno in questione nasce da una “non verità”, con tutte le sfumature del “non vero”, cioè non controllato né verificato, da cui si dirama in sequenza il “post”.
Comunque, tecnicamente si tratterebbe di questo: “I fatti oggettivi stanno diventando meno influenti nel formare l’opinione pubblica rispetto sia agli appelli alle emozioni primarie (odio, rancore, amore, paura) sia alle credenze personali”.
La scala dovrebbe più o meno essere questa: falso, inverosimile, verosimile, vero. Fuori scala, appunto, la post-verità. Che quindi non è propriamente una bugia, che attraverso soprattutto i social media diventa virale ed espandendosi cambia radicalmente stato diventando vera o verosimile. Se ho capito qualcosa della faccenda, dovremmo usare “post-verità” come il neologismo che descrive un fenomeno sociale di freschissimo conio e rapidissima presa. Tanto è vero che da qualche mese giornali e tv ne trattano copiosamente, con dotti e quindi complicati interventi. Tanto è vero che in Germania è stata scelta come parola dell’anno (post-faktisch, ovvero post-fattuale, allocuzione forse meno intrigante ma più precisa). Tanto è vero che anche oggi siamo qui a occuparcene… Continua su liberainformazione


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