“Qualcosa arriverà”, un libro celebrativo a cura di Giorgio Verdelli e Alessandro Daniele
Ho avuto la fortuna di conoscere tanti musicisti napoletani, autori di un sound dal carattere glocal condito con sapori mediterranei. La loro è una musica internazionale, una melodia che supera le barriere e si elegge a faro dell’umanità. Non esagero, e i tanti che masticano di musica possono comprendermi. Ma perché sono qui a scrivere e a dissertare su tutto questo? Certamente non per avviare un altro saggio breve sulla musica che nasce a Napoli. Per questo ci sono tanti bravi addetti ai lavori. Faccio uso di questa overture per dire che mi è capitato di parlare di musica con tanti di questi artisti, di apprezzare o meno le loro opere di ascoltare i loro umori, le loro speranze, celebrarne le sicurezze. Ovviamente prima o poi venivano fuori le gelosie, le antipatie che tra gli artisti, ma non solo, sembrano diventare pane quotidiano. Però tutti, ma sottolineo proprio tutti, erano d’accordo sulla grandezza di Pino Daniele. Mai una parola fuori luogo, mai un sorriso sarcastico ma tutti convinti che Pino fosse il più grande, colui che aveva dato nuova vita alla canzone napoletana. Fatta questa precisazione, adesso voglio ricordare due “confessioni”, fatte quando Pino era ancora in vita, che non ho mai dimenticato e che qui vorrei menzionare perché fatte con il cuore e la razionalità.
La prima è quella di Carlo Faiello che mi disse, senza mezzi termini, che “Pino Daniele poteva e doveva essere considerato l’artista, il musicista che aveva dato vita, alla canzone napoletana moderna. Quella che poggiava le radici sulla tradizione, ma che lui era stato capace di innovare con la poesia e il sound”. E poi quanto affermato da Peppe Barra, questa volta in occasione di un incontro pubblico: “Un grande autore come Pino Daniele ha aperto gli occhi sul vicolo, non c’è molta differenza tra lui e Salvatore Di Giacomo”. Adesso, dopo le tante commemorazioni, le tante pubblicazioni più o meno valide, ha raggiunto le librerie il prezioso volume a cura di Giorgio Verdelli e Alessandro Daniele “Pino Daniele, qualcosa arriverà”, Rizzoli editore, pag 256 euro 39,00. Verrebbe la voglia di dire: Finalmente. Probabilmente perché al di là della qualità grafica del volume, foto uniche e inedite, elenco solo alcuni fotografi, di Guido Harari, Lino Vairetti e Rino Petrosino, si possono annoverare contributi importanti che ci restituiscono il vero Pino Daniele consacrandolo, definitivamente, nel gotha mondiale della musica. Parole che ci riportano all’infanzia, come quelle di Enzo Gragnaniello che con Pino ha condiviso anche i banchi di scuola, o come quelle dell’amico “Nero a metà” James Senese. Oppure come quello di Renzo Arbore che si sofferma sulla “parlesia” di Pino e dei musicisti napoletani, cioè quel linguaggio che si tramanda tra loro. Ma sono tante le scoperte che si fanno in questo testo, che ci raccontano di un Pino meticoloso che ha grande rispetto per il proprio pubblico, capace di accordare le sue chitarre anche fino a venti minuti prima dell’inizio di un concerto. Leggendo le pagine di questo preziosissimo lavoro, si vivono tante emozioni ma si giunge a una certezza firmata da Pasquale Scialò: “Il presente di Pino Daniele rimodella il passato senza nostalgia, con forme nuove, ineguagliabile. Per questo non provate a imitarlo, tanto è inutile”.