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Lo Spettacolo scende in piazza per contestare i disservizi INPS

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Attori, registi, musicisti, tecnici e personale troupe, tutto il mondo dello spettacolo con la CGIL Slc, Fistel CISL e UIL Com, lunedì 13 alle ore 10.00 manifestano davanti alla sede Inps di VIA CIRO IL GRANDE 21 all’Euro per sottolineare i disservizi creati da quando l’ENPALS è confluita all’INPS.

La scorsa estate l’INPS ha deciso di chiedere ai lavoratori autonomi, per i redditi del 2010, un presunto omesso pagamento dei contributi, imponendo loro di versarli alla Gestione separata. Peccato che si è dimenticato che chi lavora nei settori dello spettacolo e dello sport è obbligato a versare i propri contributi all’ENPALS. Anzi per la maggior parte (esclusi solo i musicisti autonomi) l’obbligo di versare il contributo è a carico dei committenti. L’INPS si è semplicemente sbagliato e non riesce a smaltire i ricorsi che sono stati inviati dai lavoratori ex ENPALS.

L’Ente sta inviando cartelle richiedendo il recupero di versamenti ai lavoratori ex ENPALS per la voce “Prestazione di Disoccupazione del 2008” chiedendo un rientro, non dovuto, alla cassa di gestione separata dell’INPS entro il 20/01/2017. (si allega lettera)
L’INPS clamorosamente dimentica che per tutti I lavoratori ex ENPALS il contributo è dovuto con il medesimo meccanismo di calcolo, indipendentemente dal rapporto di lavoro (lavoro subordinato, lavoro parasubordinato, lavoro autonomo e assegno di disoccupazione).

Ora è lecita la domanda: come è possibile che l’ENPALS (Ente nazionale di previdenza e assistenza per i lavoratori dello spettacolo era un ente pubblico previdenziale istituito con il decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato del 16 luglio 1947) nel 2008, come vediamo dalla lettera esempio, esattamente 9 anni fa, versi al cineasta lavoratore la quota di disoccupazione e, dopo 9 anni l’INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale, è il principale ente previdenziale del sistema pensionistico pubblico italiano, presso cui debbono essere obbligatoriamente iscritti tutti i lavoratori dipendenti pubblici o privati e la maggior parte dei lavoratori autonomi, che non abbiano una propria cassa previdenziale autonoma. L’INPS è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) chieda ai lavoratori 3.000/4.000,00 Euro da versare in 30 giorni? Ma non trovate preoccupante una simile richiesta?

Preoccupante per una democrazia che non c’è più, preoccupante per una richiesta economica al cittadino così determinata e senza logica in questo periodo di grossa crisi, quando in Italia in questo periodo storico non si lavora più. Quando in questa meravigliosa Italia abbiamo il 12% di disoccupazione di cui il 40% di giovani. L’INPS, si rende conto in quale miseria sono i nostri concittadini? Vogliamo ricordare che in Italia grazie alla crisi ci sono 4.291 suicidi? (Il Tempo, 16 giugno 2016) di cui 350 solo nel Lazio.

Tra le categorie più colpite troviamo gli imprenditori (46,1%), i disoccupati (34.9%), i lavoratori dipendenti (14.8%) e i pensionati (2.6%). Preoccupanti i dati generali che si occupano delle fasce d’età più giovani: nell’ultimo anno statisticamente rilevato sono stati 78 i casi di ragazzini (fino ai 19 anni di età) che hanno deciso di togliersi la vita.
Nel nostro paese il suicidio è avvolto nel silenzio, o viene sottaciuto. Credo sia giusto parlare del suicidio come una qualsiasi altra tematica di pubblica salute, al fine di dissipare i falsi miti, i tabù, riducendo lo stigma che lo avvolge. Dobbiamo assicurarci un piano d’azione politico e una pianificazione di cura tale da rendere la prevenzione del suicidio una priorità e consolidarlo a un livello adeguato, un problema pubblico sanitario».

Ma tutto questo l’INPS e/o Equitalia non vogliono ricordarlo, si rendono conto che il cittadino con queste azioni ha contro e non si sente protetto dalle Istituzioni?
Si domandano i dirigenti INPS, ricordando l’infelice frase del Ministro Poletti “Giovani Italiani all’estero? Alcuni meglio non averli tra i piedi” (Il Fatto quotidiano 19 dicembre 2016) che gli italiani scappano dal loro paese per vivere meglio e più protetti in un paese estero?
Ma in Italia le istituzioni e quindi in questo caso l’INPS, è cosciente di quale pericolosa disperazione portano le famiglie italiane?

Ora, qualora il lavoratore cineasta ricevesse questo assurdo sollecito di pagamento, deve immediatamente recarsi presso le sedi dei patronati, Slc CGIL sul territorio. E ritengo utile un incontro con gli avvocati dell’Associazione CittadinanzaAttiva,  la onlus “Movimento di partecipazione civica che opera in Italia e in Europa dal 1978 per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini”. Per informazioni, i cineasti di Roma possono chiamare il numero SLC CGIL 0642048218 per un appuntamento con lo sportello di Via Ofanto 18. O telefonare all’Associazione CittadinanzaAttiva al n. 06.3671.81 di Via Cereate 6 – Roma – http://www.cittadinanzattiva.it/contatti.html
In ogni caso va immediatamente inoltrato un ricorso, per evitare contenziosi burocratici che farebbero perdere inutilmente tempo.


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