Messa giù così da Bersani, Renzi ha dovuto capitolare verso un congresso-espresso da fare in tempi brevi, mettendo in stand-by le elezioni. La minaccia che vuole scongiurare è la saldatura tra la nascente Sinistra Italiana e la Sinistra Bersaniana. Con D’Alema che potrebbe fungere da collegamento con i Comitati per il NO. Un’alleanza che se dovesse realizzarsi, potrebbe svuotare ancora di più l’elettorato del PD e richiamare la diaspora di ex sostenitori sparsi nel M5S e nell’astensione.
Ma il Ri-Ulivo potrebbe rinascere davvero?
Difficile dirlo, a meno che non entri in gioco Prodi. Non per forza come leader – da tempo rifiuta ogni impegno diretto in politica – ma anche solo come garante politico del rilancio. A quel punto, Renzi avrebbe solo una carta da giocarsi per bloccare in extremis il progetto “Ulivo 4.0”: giocare d’anticipo dimettendosi da segretario del PD, lasciando però un partito pieno di macerie.
Insomma, gli scenari sono ancora indefiniti. Una cosa è certa: qualsiasi rilancio della Sinistra passa per due priorità: giustizia sociale e lavoro.
Quando la povertà assoluta arriva a contagiare oltre 4 milioni e mezzo di persone e il 40% di giovani non ha lavoro, le formule di partito stanno a zero, se non nascono insieme a Piani Straordinari di Emergenza Sociale. In politica, il sogno non può mai ignorare il bisogno.
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