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L’onorevole Di Maio e le liste di proscrizione: “Tentativo maldestro di screditare la categoria”

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In uno stato di diritto è legittimo che chi si ritiene diffamato da un giornalista si rivolga alla magistratura o al competente ordine professionale. Quello che non è accettabile sono invece le liste di proscrizione e le intimidazioni. L’iniziativa dell’onorevole Luigi Di Maio è un tentativo maldestro di screditare un’intera categoria professionale, mettendo all’indice tutti i cronisti che in questi giorni stanno raccontando con rigore e dovizia di particolari le inchieste della magistratura in cui è coinvolta la sindaca di Roma. Si tratta di un’altra trovata mediatica pensata per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quanto sta venendo fuori dalle inchieste. Qualcuno, peraltro, avrebbe dovuto spiegare all’onorevole Di Maio che in uno stato di diritto nessuno, neanche gli odiati giornalisti, può essere distolto dal proprio giudice naturale. Non sappiamo se lo abbia fatto per ignoranza o per simpatia personale, ma il suo esposto è stato consegnato nelle mani della persona sbagliata. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti non è infatti competente ad occuparsi del suo esposto perché è giudice di secondo grado. È come se si volesse cominciare un processo direttamente dalla Corte d’Appello. L’onorevole Di Maio avrebbe dovuto rivolgersi ai competenti ordini regionali, giudici competenti in prima istanza. A meno che, con la sua decisione di consegnare l’esposto al presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, non abbia voluto rendere pubblica la sua idea di giustizia. Un’idea per cui non ci si deve rivolgere al giudice naturale competente per territorio, ma al giudice che piace di più. Tutto ciò è inaccettabile, oltre che ridicolo. Ai colleghi finiti nella lista dei giornalisti sgraditi, l’esortazione, anche se non ne hanno bisogno, a continuare a informare i cittadini con la correttezza che ha sempre contraddistinto la loro attività professionale.


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