Tayseer Salman al-Najjar, poeta e giornalista di origine giordana, è in carcere dal 13 dicembre 2015 per “aver pubblicato informazioni allo scopo di danneggiare la reputazione e il prestigio degli Emirati Arabi Uniti”, il paese dove era andato a lavorare nell’aprile dello stesso anno per il gruppo editoriale al-Jewa, diventando poi redattore delle pagine culturali del settimanale al-Dar.
Le “informazioni” così tanto dannose pubblicate da al-Najjar erano contenute in un post pubblicato nel luglio 2014 sul suo profilo Facebook. Ecco il testo:
“Messaggio a quei giornalisti e a quegli scrittori che non apprezzano la resistenza dei gazani. Non possono esserci due diritti in un’unica situazione. C’è il diritto alla resistenza di Gaza e tutto il resto non va bene: Israele, gli Emirati, [il presidente egiziano] Sissi e gli altri sistemi che non hanno neanche più il pudore di vergognarsi”.
Per oltre due mesi, fino al 18 febbraio 2016, al-Najjar è stato tenuto in regime duro d’isolamento senza poter comunicare con la sua famiglia. Per un anno, non ha potuto avere un avvocato.
Al-Najjar è già comparso tre volte di fronte alla sezione penale della Corte d’appello federale: il 18 gennaio, il 1° febbraio e il 15 febbraio, in questa occasione per la prima volta con un avvocato a disposizione.
La prossima udienza è fissata per il 15 marzo.