In contrasto con i dati nazionali e internazionali che dimostrano una presenza delle donne sempre più rilevante nei vari settori della vita economica, sociale e politica, il mondo della comunicazione presenta infatti un quadro ancora insoddisfacente in merito alle questioni di genere che risultano essenziali per il futuro del nostro Paese.
Come affermato nella sentenza n. 155 del 2002 della Corte Costituzionale, il diritto alla completa e obiettiva informazione del cittadino è “tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari”.
Non solo le donne sono sottorappresentate nei posti di comando di giornali, televisioni e siti internet, e tra gli esperti, ma decisamente ancora insoddisfacente è la rappresentazione che il mondo della comunicazione fa del variegato e articolato mondo femminile. In particolare le televisioni, che nell’informazione continuano a mettere in secondo piano o ignorare del tutto quanto accade nel mondo e in Italia per iniziativa del movimento delle donne e a restituire un’immagine della donna stereotipata nelle consuete figure (madre, moglie, casalinga, amante), o la donna seducente come vuole lo sguardo maschile o la donna di comando che ha mutuato comportamenti e gesti dal mondo maschile. Purtroppo non si sottrae a questo trend nemmeno la Rai che pure dovrebbe avere il compito, in qualità di servizio pubblico, di formare una coscienza dell’opinione pubblica nazionale più rispettosa verso le donne e verso quello che fanno.
E’ da tempo scaduta la concessione ventennale e anche per il contratto di servizio si va di proroga in proroga. Non ci sono segnali di attenzione per una Rai con uno sguardo più consapevole al mondo delle donne, più legato alla realtà delle loro conquiste e del loro ruolo nella società. Al contrario, le donne non hanno potuto partecipare alla consultazione per il rinnovo del contratto, che il MISE ha definito “pubblica”, iniziata nell’aprile 2016 con 160 persone, rappresentanti 60 associazioni della società civile e alcune Istituzioni ,divise in 16 tavoli tematici.
PRIMA RICHESTA
Il primo risultato del convengo è stata la lettera che DonneinQuota e Rete per la Parità hanno inviato al Senato con la richiesta di eleggere una donna Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Tenuto conto della prevalenza di uomini non solo nel Consiglio, ma in tutti gli organi e strutture dell’AGCOM, è importante che il voto dei Senatori e delle Senatrici porti una donna a ricoprire tale importante incarico, superando ottiche spartitorie, e facendo, al contrario, prevalere il rispetto dei principi costituzionali che impongono la presenza equilibrata di uomini e donne nei luoghi decisionali, nonchè la responsabilità politica e personale di ciascun componente di tale ramo del Parlamento. Non è da escludere che la richiesta possa essere accolta, anche perché il Senato, con la decisione presa il 18 gennaio scorso di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, ha dimostrato di voler individuare le azioni di contrasto necessarie.
ALTRE RICHIESTE
Le associazioni organizzatrici hanno anche espresso una serie di punti che considerano inderogabili per un cambiamento di passo nel modo in cui le donne vengono rappresentate nei mass media.
– I Consigli Regionali si attengano allo stesso criterio di equilibrio di genere per la composizione dei Co.Re.Com
– Le associazioni di donne siano coinvolte nella consultazione per la stesura del Contratto di servizio
Il monitoraggio Rai sulle questioni di genere sia migliorato con indicatori ponderati sul tipo di pubblico e gli stili di vita. Prendiamo atto con soddisfazione che è stata annunciato durante il convegno il progetto di un confronto in tempo reale tra i dati raccolti e le azioni concrete per migliorare l’impatto delle misure prese nelle varie produzioni
– La presenza delle donne all’interno delle trasmissioni di informazione e di intrattenimento sia maggiore: la popolazione femminile ammonta al 52% ma la presenza nella televisione pubblica è di una donna ogni due uomini, un dato che indica un deficit di democrazia che va colmato.
– Chiediamo un cambio di passo generale nella rappresentazione del mondo delle donne fuori dagli stereotipi e più inerente alla realtà e ai saperi delle donne. Dai dati presentati risulta che nelle tv pubbliche e private europee la media di presenza delle donne è del 38%, secondo il monitoraggio Rai la presenza femminile è del 49% per le interne ma scende al 28% per le esterne.
Molto partecipato da donne di diverse associazioni femminili, delle istituzioni e della società civile il convegno ha visto la partecipazione di molti esperti del settore radiotelevisivo: Monia Azzalini, dell’ Osservatorio di Pavia che ha presentato il primo e unico sondaggio sulla comunicazione delle donne nelle tv dei 28 paesi dell’Unione , Giovanni Scatassa, vicedirettore marketing della Rai che ha presentato le modalità con cui la Rai monitora la propria attività sulle questioni di genere, AngeloMarcello Cardani presidente dell’AGCOM, e ancora Marilisa D’Amico, Docente di Diritto Costituzionale, Piero Dominici, Docente di comunicazione pubblica, Linda Laura Sabbadini esperta di statistica, Gabriella Cims, Angela Nava Mambretti presidente Consiglio Nazionale Utenti, Beatrice Covassi capo Rappresentanza Commissione Europea in Italia, Annalisa D’Orazio dell’ AGCOM, Enrico Giovannini, Portavoce Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS). Gli interventi sono stati introdotti e conclusi da Donatella Martini di DonneinQuota e Rosanna Oliva della Rete per la Parità. Hanno moderato Anna Bandettini e Luisa Betti.