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Ancora problemi sull’accoglienza dei richiedenti asilo a Benevento. Cie: trasferimenti organizzati male e barricate per non accoglierli

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Tra venerdì 10 febbraio e sabato 11 in provincia di Benevento si è verificata l’ennesima situazione inconcepibile in merito all’accoglienza dei richiedenti asilo. Dopo numerose denunce e proteste, iniziate da oltre un anno e portate avanti anche dalla Campagna LasciateCIEntrare, la magistratura ha finalmente decretato la chiusura del Centro Damasco 12, situato a Benevento in contrada Madonna della Salute e occupato da un’ottantina di richiedenti asilo.

Il Centro – appartenente al Consorzio Maleventum, di cui è proprietario Paolo Di Donato, che per anni ha ricevuto affidi diretti ed in seguito è risultato vincitore di numerose gare di appalto – è stato inaugurato nell’autunno del 2015 ed è stato oggetto di segnalazioni quasi da subito da parte della Campagna LasciateCIEntrare tanto da suscitare anche l’interesse della televisione nazionale.  La chiusura è stata disposta non solo perché la struttura non garantiva nemmeno lontanamente gli standard minimi di accoglienza previsti dalla legge, ma anche perché, secondo la procura, il certificato di idoneità presentato nell’ambito della gara d’appalto è falso. Possibile se ne siano accorti solo adesso?

Il procuratore Giovanni Conzo ha dichiarato che: “Il provvedimento è stato adottato al fine di assicurare dignitose condizioni igienico, sanitarie e strutturali e tutelare la salute e l’incolumità degli occupanti, in fuga da paesi con guerre in corso”.

Al momento i proprietari dell’edificio e il presidente del Consorzio sono indagati per falso e truffa. La cosa che risulta più inaccettabile è che la Prefettura abbia disposto l’assegnazione dei richiedenti asilo alla struttura senza effettuare le verifiche opportune e che fino ad ora abbia ignorato le numerose e dettagliate segnalazioni sulle condizioni di Damasco 12.

Il peggio, però, è accaduto dopo, giacché la chiusura della struttura è stata effettuata senza prima disporre un piano concreto per il trasferimento degli ospiti in edifici idonei. I migranti, infatti, sono stati smistati in alcuni Centri di accoglienza della provincia, alcuni dei quali sono risultati persino peggiori di quello appena chiuso. Un gruppo di venticinque persone, composto in larga parte da nigeriani, gambiani e ivoriani, è stato trasferito in una struttura situata nel comune di Durazzano. Il Centro, però, si è rivelato inabitabile, composto da camerate con letti ammassati uno accanto all’altro, e i richiedenti asilo hanno rifiutato, comprensibilmente, di esservi ospitati. Sono stati trasferiti, quindi, in un centro di Santa Maria a Toro, frazione di San Nicola Manfredi, ma anche questa sistemazione è risultata inaccettabile.

Nel disporre i trasferimenti non si è tenuto conto, oltre che della condizione delle strutture, del fatto che una parte dei migranti ha avviato dei percorsi di integrazione a Benevento (alcuni di loro, in particolare, sono calciatori della squadra antirazzista Atletico Brigante), che avrebbero necessariamente dovuto troncare in caso di trasferimento in paesi lontani e mal collegati. La permanenza dei richiedenti, per altro, si prevede lunga, a causa della durata dell’iter per la domanda di asilo.

Al termine della giornata venticinque migranti sono rimasti in strada. Raggiunta una piazzetta sita nel Rione Libertà di Benevento, si sono apprestati a trascorrere la notte all’aperto, in condizioni climatiche proibitive. Tuttavia, grazie all’intervento della Rete Antirazzista Oltreconfine e della Caritas diocesana, hanno trovato temporanea ospitalità in un locale di proprietà della Curia, dove hanno trascorso la notte. 

L’indomani mattina, dopo una lunga mediazione condotta dai militanti antirazzisti e dalla Caritas con la questura e con la prefettura, i richiedenti sono stati trasferiti in due strutture di San Giorgio del Sannio e di Benevento. La situazione, pertanto, si è risolta in maniera accettabile.
Non è avvenuto lo stesso, invece, nel comune di Vitulano, dove sono stati trasferiti quaranta richiedenti, anche loro già ospiti del Centro Damasco 12. La situazione è degenerata quasi subito, perché i migranti non hanno apprezzato la nuova collocazione (un agriturismo collocato in una zona rurale, per niente idoneo ad accogliere 40 persone) e la popolazione del posto non desiderava la loro presenza.

All’arrivo vi è stata subito tensione tra i migranti e gli operatori della struttura. Poco dopo, quando i migranti si sono avviati verso il centro del paese, il sindaco Raffaele Scarinzi ha deciso di erigere le barricate e ha immediatamente disposto la chiusura della stradina Castello-Arnara, che conduce al Centro di accoglienza, facendola ostruire con un cumulo di terra.
La decisione è stata motivata con il fatto che Vitulano ospita già uno Sprar con 30 migranti. La prefettura ha accolto la “protesta” del primo cittadino e ha deciso di trasferire i quaranta richiedenti asilo, che al momento sono ospitati in un hotel nei pressi di Benevento (dove vi sono state altre tensioni).

Risulta imbarazzante che il sindaco, esponente del Partito Democratico, si sia vantato del suo operato sulla propria pagina Facebook (“Quando amministrare non sono parole”, ha scritto), ricevendo il “mi piace” di un centinaio di utenti, e che la sua iniziativa abbia persino ricevuto l’apprezzamento di Matteo Salvini!
Evidentemente, respingere persone in fuga da guerre e povertà, che non cercano altro se non una sistemazione temporanea nelle more dell’iter per la domanda di asilo, è diventata una virtù.

Continua purtroppo la pratica della Prefettura di trattare le persone come pacchi, pratica da sempre origine di abusi ed inasprimento delle tensioni territoriali.


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