Circa un mezzo milione di persone hanno riempito la capitale marciando contro il nuovo presidente americano Donald Trump che ha inaugurato il suo mandato dichiarando “obsoleta” l’Europa e protestando contro le limitazioni all’aborto, l’immigrazione negli stati Uniti, la controriforma sanitaria e gli altri provvedimenti che ha annunciato nel suo primo discorso il miliardario di New York. Intervengono anche due personaggi famosi come Michael Moore e Scarlett Johanson. E’ stata una sorta di contro-inaugurazione rispetto al discorso di Trump. Almeno cinquecentomila persone si sono riversatr nelle strade della capitale. Ma le folle più grandi hanno manifestato a Boston, a New York, a Chicago e Los Angeles. Ma anche in molte capitali del mondo intero come Sidney, Berlino, Londra, Parigi, Cape Town, Nairobi; in Italia a Roma, Milano e Firenze.
La “Women’s March on Washington” è stata alla fine qualcosa di più di una semplice espressione di protesta nei confronti del nuovo presidente. E’ stato un modo per contarsi, per far sapere alla Casa Bianca e alla politica che una buona parte di questo Paese-la maggioranza-non accetta il corso che stanno prendendo le cose. Washington è apparsa bloccata già nelle prime ore del mattino. La metropolitana non ha retto all’impatto della folla arrivata un pò da tutti gli Stati Uniti, dalla Florida all’Alaska, dalla California e dal Tennessee. In centinaia di migliaia hanno camminato per chilometri attorno al Campidoglio, al Washington Monument, al National Mail e alla casa Bianca. Il concentramento della manifestazione doveva essere all’incrocio tra Independence Avenue e la Third Street ma ben presto ogni riferimento è saltato.Molti, donne e uomini indossavano il pussy hat, berretto rosa simbolo delle donne. Quasi tutti innalzavano cartelli con una incredibile varietà di slogan e di sigle: “Trump ti sopravviveremo”,”attenzione agli uomini che fanno di se stessi un monumento”.
L’idea della manifestazione è partita da un avvocatessa in pensione delle Hawaii ma è presto diventata qualcosa di più vasto e complesso. Se il tema dei diritti delle donne e della riproduzione è rimasto il cuore della proposta-Trump ha detto di essere personalmente contrario all’aborto e in campagna elettorale ha chiesto di abolire la Roe v Wade in modo che l’interruzione di gravidanza torni di competenza dei singoli Stati- la marcia delle donne ha finito per allargarsi a tante sigle, gruppi, settori della società e della politica americana, hanno sfilato gruppi ambientalisti, anti-razzisti, omosessuali e transgender, i sindacati, le associazioni che si battono per la riforma giudiziaria. Soprattutto è stata una grande manifestazione di quella parte, larga, del popolo americano che è lontana dal nuovo inquilino della casa Bianca.