Programmi con nomi storici cancellati, volti e contenuti non proprio da servizio pubblico, marchi storici spezzettati in fasce orarie diverse, apparizioni a spot di prime serate, palinsesti in continuo movimento. Sintomi di una ricerca innovativa continua o solo STATO CONFUSIONALE? Questa domanda ce la facciamo da mesi e a vedere i risultati sui teleschermi di quello che va in onda è certamente una domanda non a sproposito.
Reti storicamente legate all’approfondimento e al servizio pubblico, con un alto grado di approfondimento e con un carattere spiccato che piano piano si omologano ad altro. Tutto con perdita crescente di gradimento ma anche di qualità di prodotto e conseguentemente di spettatori. Se qualcuno si divertisse (per iperbole ovviamente) ad analizzare il mutamento del pubblico di RAI 3, ad esempio, raffrontando il martedì con La7 (dove oramai trionfa un volto e una squadra RAI in “trasferta” da solo tre stagioni) scoprirebbe un travaso oramai irrecuperabile di pubblico dal servizio pubblico RAI a Cairo.
Cosa vogliamo dire? Che il cambiamento di dirigenza dell’AD Campo dell’Orto ha prodotto i suoi frutti: il travaso di pubblico RAI che sistematicamente decide di trasferirsi altrove in alcune serate che una volta erano di riferimento.
Ora aspettiamo solo che parte del canone vada in altre tasche e il cerchio è chiuso. E’ il mercato bellezza? O è l’interesse privato di nuovi gruppi di potere?
Mentre il pubblico assiste sempre meno ascoltato al continuo spaesamento editoriale: con format copiati (vedi il Verdetto finale troppo uguale e Forum) o con immissione di volti Mediaset in RAI (dal clan Presta: Perego, Sottile, De Filippi a Sanremo e code di autori, o da quello di Caschetto che distribuisce i suoi su Rai e La7 travasando in blocco) e il gioco è fatto. Dell’azienda pubblica, del fu servizio pubblico, restano frange che piano piano isolate non possono dare carattere che a se stesse e creare solo Personaggi quasi istituzionali: Iacona, Gabanelli o Sciarelli per RAI 3, i Baudo, Angela per RAI 1 e pochi altri.
I Personaggi sono più facili da isolare e trasferire: le Reti e le politiche editoriali si fanno nelle Reti complessivamente e sono abilmente corrose dai Nuovi Direttori e Nuovi Dirigenti, poco aziendalisti di fatto ma molto nell’apparenza. Interessi privati vestiti da servizio pubblico a spese del contribuente.
Ecco perché lo STATO CONFUSIONALE nel quale si muovono i Dirigenti dell’AD è funzionale al disastro di un Editore, ne mina il carattere omogeneo e ne mina la certezza del rinnovo della concessione nel silenzio complice dei dipendenti e giornalisti comprati grazie ad un’ opera gestionale da TRE SOLDI.
E Campo Dall’ Orto sarà premiato di sicuro per questo. Basta aspettare e vedere alla sua uscita da RAI dove andrà. Un AD è sempre un AD.