Si aggiungono ai 500 giunti in Italia nel 2016. Il progetto ecumenico si propone come un modello replicabile negli Stati dell’area Schengen attuando una sinergia virtuosa tra istituzioni e società civile
“Benvenuti in Italia!” la scritta di tutti i colori accoglie anche questa volta i profughi siriani atterrati a Roma-Fiumicino grazie ad un “corridoio umanitario”. E’ il sesto arrivo dall’inizio del progetto promosso da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio, ma – come non mancano di sottolineare gli stessi promotori – l’emozione è sempre la stessa.
Alle 7 di questa mattina una quarantina di persone originarie di Homs, Aleppo, Damasco, fino a ieri rifugiate in Libano, sono atterrate con il consueto volo di linea che ha già portato in Italia 500 profughi, di cui un terzo minori. Passati tutti i controlli e ottenuti gli “exit-permit”, i 40 passeggeri “speciali” hanno spiccato il volo da Beirut alle 4 di questa notte. Accompagnati dagli operatori dell’equipe che opera in Libano, sono giunti in Italia con in tasca un regolare visto.
Ad accoglierli di prima mattina gli operatori di Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Comunità di Sant’Egidio. Dopo la consueta trafila burocratica, che prevede già in aeroporto la richiesta d’asilo, a dare il benvenuto ufficiale, in occasione di un briefing con la stampa, i due presidenti di FCEI e Sant’Egidio, rispettivamente Luca Maria Negro e Marco Impagliazzo, nonché il viceministro degli Esteri Mario Giro e la prefetto Donatella Candura per il ministero dell’Interno. Presente per la FCEI anche la vicepresidente Christiane Groeben. Tutti d’accordo nel dire che bisogno continuare a costruire ponti, non muri. Un caloroso applauso è seguito all’annuncio del presidente FCEI, Luca Maria Negro, intervenuto anche a nome della Tavola valdese – che sostiene finanziariamente il progetto attraverso il suo otto per mille – della volontà del governo francese di istituire dei corridoi umanitari sul modello ecumenico italiano. Inoltre, Negro ha anticipato una prossima missione in Marocco per aprire un canale anche dal paese nordafricano, come previsto dal protocollo tra gli enti promotori e i ministeri degli Esteri e dell’Interno. A sottolineare questo modello, non solo di accoglienza in tutta sicurezza, ma anche di integrazione, è stato Marco Impagliazzo, che ha ricordato un altro corridoio verso l’Italia, quello dall’Etiopia, che sarà attivato a breve dalla CEI e dai suoi partner.
“Questa è l’Italia che ci piace, che dimostra che se lo Stato e la società civile si mettono insieme, non può crearsi allarme sociale – ha detto Mario Giro -. Il ‘cattivismo’ non serve, non fa altro che aumentare la nostra insicurezza”, ha aggiunto. Per Giro servono invece norme che favoriscano l’accoglienza e l’integrazione, ma anche accordi con i paesi di partenza e di transito nella gestione dei flussi migratori. Sottolineando la collaborazione tra pubblico e privato, un sentito ringraziamento a tutti gli attori coinvolti nella realizzazione dei corridoi umanitari, e quindi anche alle forze dell’ordine, è arrivato dalla prefetto Candura: “Dietro ogni arrivo c’è una grandissimo lavoro. Un lavoro che dà la possibilità di vita nuova”. La conferenza si è conclusa con un: “Buona vita a tutte e tutti!”
Scarica qui la scheda sul funzionamento dei corridoi umanitari<http://www.nev.it/